di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Nel contesto dell’economia contemporanea occorrono nuove modalità di conduzione aziendale. Anche riscoprendo anche idee “antiche”, come la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Un modello che l’Ugl ha sempre sostenuto per un ambiente di lavoro più inclusivo ed allo stesso tempo competitivo, superando la visione obsoleta della lotta di classe, ma che ora è particolarmente necessario. La globalizzazione e la digitalizzazione, infatti, hanno rivoluzionato il modo in cui le imprese operano. Se da un lato hanno aperto nuove opportunità di mercato, dall’altro hanno portato a una maggiore concorrenza, alla precarizzazione del lavoro ed a ulteriori disuguaglianze. La partecipazione dei lavoratori può rivelarsi un contrappeso, assicurando che i benefici di queste trasformazioni siano equamente distribuiti. Relativamente alla globalizzazione, e quindi alle delocalizzazioni, radicando le imprese nella comunità e sul territorio, salvaguardando l’occupazione e la tradizione industriale. Ma anche riguardo alla digitalizzazione, alla robotizzazione ed alla diffusione dell’intelligenza artificiale. È in corso una rivoluzione industriale che andrà ben oltre la robotica, quella dell’IA, che, a differenza di tutte le rivoluzioni industriali dalla fine del Settecento in poi, quando sarà completamente dispiegata potrebbe avere un saldo finale di lavoratori negativo, offrendo però nuove opportunità per alcuni tipi di professioni. Per sostenere il sistema produttivo in questa fase, dovremo avere un Paese cablato a sufficienza per garantire a tutte le aziende del Nord e del Sud la stessa capacità di utilizzare l’IA per competere sui mercati internazionali. Dal punto di vista, invece, dell’impatto sociale ed occupazionale di questa rivoluzione, una strategia possibile, oltre a quella della formazione per intercettare le nuove competenze necessarie alle aziende, è proprio quella partecipativa. Un tipo diverso di relazioni industriali, che non si limita alla condivisione degli utili, ma si estende anche alla definizione della strategia aziendale, con rappresentanze dei lavoratori nella governance e quindi andando a ridurre il divario tra dirigenza e dipendenti. In questo modo realizzando un’impresa nella quale le innovazioni tecnologiche possano essere utilizzate per incrementare l’efficienza e la produttività e non, invece, per tagliare il costo del lavoro. La partecipazione, un tempo osteggiata per una certa resistenza al cambiamento, ora invece raccoglie ampi consensi. Bisogna arrivare alla piena attuazione dell’articolo 46 perché, in un’era nella quale globalizzazione e digitalizzazione stanno ridefinendo il panorama economico, la partecipazione dei lavoratori emerge come un antidoto efficace per mitigare gli impatti negativi e costruire un sistema solido e sostenibile a lungo termine, a vantaggio di tutti.