Ieri incontro informale con il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Dall’adesione di Kiev all’Ue, al Patto di Stabilità, i temi affrontati

Un incontro notturno, in un bar, a Bruxelles. Al tavolo il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Sul tavolo, diversi temi, dall’adesione dell’Ucraina all’Unione europea alla riforma del Patto di Stabilità – «Il colloquio è andato molto bene, è stata un’ottima discussione», ha riferito l’inquilino dell’Eliseo, intercettato dai cronisti a margine della “chiacchierata” –, alla vigilia del Consiglio europeo, iniziato oggi e che si concluderà domani. Tanti i dossier da affrontare: gli ultimi sviluppi della guerra di aggressione della Russia nei confronti di Kiev, la situazione in Medio Oriente, la politica di allargamento dell’Ue, la revisione proposta del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 con l’obiettivo di raggiungere un’intesa, e il punto sui progressi compiuti nell’attuazione delle precedenti conclusioni su sicurezza e difesa. Per il premier, prima dell’inizio dei lavori, c’è stato subito un bilaterale con il primo ministro ungherese, Viktor Orban, l’unico leader europeo contrario all’ingresso di Kiev nell’Ue. Nel frattempo, proseguono i lavori del Parlamento. Tra le voci più importanti in agenda, c’è sicuramente la manovra. Nelle ultime ore, secondo quanto riferito dai gruppi parlamentari alle agenzie di stampa, in occasione della riunione di questa mattina sulle tempistiche della legge di bilancio, il governo avrebbe proposto alle forze di opposizione di portare il testo in Aula al Senato il 21 dicembre con la fiducia per poi mettere ai voti la nota di variazione, tabelle e via libera finale la mattina del 22. Una soluzione sulla quale non è stato trovato un accordo, hanno aggiunto ancora le fonti all’interno dei gruppi parlamentari. Nello specifico, il Partito democratico sostiene che il percorso non è «né trasparente né chiaro» mentre da Italia viva è arrivato uno stop: «Non c’è accordo né di metodo né di merito».