Bassi salari frenano la crescita in Italia. Questa la sintesi del Rapporto Inapp 2023, composto da 4 capitoli e 260 pagine

Allarmanti, non sorprendenti, dati e temi sviluppati nel Rapporto Inapp 2023, presentato stamattina a Montecitorio dal presidente dell’Istituto, Sebastiano Fadda. Bassi salari, scarsa produttività, poca formazione e un welfare che fatica a proteggere tutti i lavoratori, con oltre 4 milioni di essi senza alcun paracadute, dagli autonomi a chi è stato licenziato o è alla ricerca di un’occupazione, passando per i lavoratori della gig economy fino ai cosiddetti working poors: queste le criticità del mercato del lavoro italiano che pesano anche sulla crescita. È vero, dopo la crisi generata dalla pandemia, il mercato del lavoro italiano ha ricominciato a crescere, ma, oltre alle criticità strutturali prima elencate, si è aggiunto il fenomeno del “labour shortage” ovvero la difficoltà delle imprese a coprire i posti vacanti, che ha portato ad ampliarsi sempre più la forbice del matching tra domanda e offerta di lavoro. A tutto ciò si aggiungano «fattori esterni, dal conflitto bellico alle porte dell’Europa, alla crescita dell’inflazione e della crisi energetica, ma anche a fattori interni, come il basso livello dei salari che si lega alla scarsa produttività, alla poca formazione e agli incentivi statali per le assunzioni che non hanno portato quei benefici sperati, se pensiamo che più della metà delle imprese (il 54%) dichiara di aver assunto nuovo personale dipendente, ma solo il 14% sostiene di aver utilizzato almeno una delle misure previste dallo Stato». Per Fadda, «occorrono degli interventi mirati e celeri capaci di indirizzare il mercato del lavoro verso una crescita più sostenuta, che non può prescindere dalla rivoluzione tecnologica e digitale».