di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Spesso, giustamente, ci si occupa del problema della disoccupazione e sotto-occupazione giovanile, ma un’altra criticità del mondo del lavoro italiano riguarda gli adulti over-50 che perdono il lavoro e affrontano grandi difficoltà nel trovare una nuova occupazione. Un problema socialmente rilevante perché queste persone, troppo giovani per la pensione, in caso di inattività forzata sono spesso prive di quella rete di sostegno parentale sulla quale frequentemente possono contare i giovani, rischiando quindi ancor di più di incorrere in uno stato di povertà ed esclusione. Dell’argomento si occupa oggi La Nazione, con un articolo dal titolo piuttosto chiaro, sia nel fotografare la situazione, che nel proporre una soluzione: «Il lavoro over 50. Perdere il posto diventa un incubo. Il nodo formazione». La difficoltà degli over 50 nel trovare un’occupazione deriva, innanzitutto, dai pregiudizi legati all’età da parte dei datori di lavoro, che spesso a pari competenze preferiscono assumere personale giovane, ritenendolo meno oneroso e maggiormente adattabile e produttivo. Stereotipi da combattere, anche perché l’assunzione di personale adulto può comportare vantaggi in termini di esperienza ed affidabilità. Ma, al netto di questo tema di tipo culturale, il nodo principale da sciogliere resta quello della formazione. Se il “mismatch” fra competenze possedute dalle persone in cerca di lavoro ed abilità necessarie alle imprese è presente in tutte le fasce d’età e bisogna insistere sull’istruzione e formazione dei giovani nelle materie Stem, non sfuggono da questo problema anche i lavoratori in là con gli anni, anzi. I cambiamenti del sistema produttivo, legati all’automazione ed alla rivoluzione digitale, hanno determinato delle evoluzioni nel mercato del lavoro, rendendo obsolete alcune competenze maturate dagli over 50 nel corso della propria carriera e facendone diventare indispensabili, invece, altre. In questo contesto sono ancora molti gli adulti che non si sono adattati ed aggiornati, rendendo difficile, in caso di perdita del posto di lavoro, un loro efficace reinserimento. È, quindi, essenziale implementare politiche e programmi che promuovano l’aggiornamento delle competenze, per agevolare, anche per gli over 50, la transizione verso nuove opportunità di lavoro soddisfacenti. E poi, terzo elemento di criticità, il ruolo dei centri per l’impiego, da potenziare, sia in termini di quantità e qualità del personale impiegato, che di servizi offerti, specialmente sul lato della formazione. Un tema di stretta attualità perché, come ricordato nell’articolo da Raffaele Fabozzi, docente di Diritto del lavoro della Luiss, è proprio «la fascia d’età compresa fra 50 e 60 anni quella più a rischio nell’attuale mercato del lavoro». Anche in questo caso la chiave di volta resta la formazione.