Meccanismo Europeo di Stabilità, non c’è fretta

Sulla ratifica del Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità, che dovrebbe avvenire in settimana, tra la linea dura della Lega, che è per il “no” deciso, i contrari di Fratelli d’Italia e l’apertura, più apparente che altro, di Forza Italia, al momento sta vincendo il no. O comunque il rinvio al prossimo anno. Se alle opposizioni “fa gioco” insorgere per dare ad intendere che l’Italia sta navigando a vista, è ovvio, semmai, che la ratifica del Mes da parte dell’Italia non può non aleggiare sul tavolo delle trattative UE. Antonio Tajani, leader di FI, a “Il Messaggero” oggi non nasconde: «Anche se noi come FI siamo favorevoli al Mes, bisogna essere consapevoli che dobbiamo completare l’architettura composta anche dal Patto di Stabilità, dall’Unione bancaria e dall’armonizzazione fiscale. Altrimenti, saremmo davanti a una scelta monca che servirebbe probabilmente solo alle banche tedesche». In un’intervista al “Corriere della Sera” il sottosegretario al Lavoro e esponente della Lega, Claudio Durigon, spiega che «non c’è nessun ricatto, né vogliamo usare il Mes come merce di scambio», «vogliamo capire, invece, dove ci vuole portare la Commissione Ue». Quasi sulla stessa posizione il presidente di “Noi moderati”, Maurizio Lupi, per il quale «il MES va discusso in sede europea insieme alla revisione del patto di stabilità ed alle politiche sugli investimenti e la crescita». Il dilemma, dunque, è ben lontano dall’essere sciolto, anche se secondo alcuni quotidiani il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sarebbe la più favorevole nel governo a ratificarla. Sarà davvero così? Lo sapremo in settimana o forse il 14 gennaio 2024 o anche più in là.