Le guide turistiche, oggetto di un intervento normativo collegato al Pnrr, rappresentato un fondamentale punto di raccordo con gli ospiti stranieri. La qualificazione della loro professione, sotto ogni profilo, è quindi centrale, come pure il contrasto all’abusivismo dilagante nelle città d’arte

Il nostro Paese è ben al di sotto della media europea per gli occupati nel vasto mondo della cultura, posizionandosi al diciannovesimo posto; in valori assoluti, gli addetti sono poco meno di 600mila. Un aspetto che deve far pensare, visto l’enorme patrimonio culturale che caratterizza da sempre l’Italia. Non solo monumenti e chiese, ma anche bellezze paesaggistiche, prelibatezze enogastronomiche e lavorazioni artigianali, senza dimenticare i luoghi del cinema che fungono da formidabile veicolo di promozione di un territorio o di parte di esso. Soprattutto chi vive o lavora nelle città d’arte, però, non può non osservare come, troppo spesso, il racconto di questo immenso patrimonio viene affidato a personale poco o per nulla preparato e che opera quasi sempre nella illegalità, mentre tanti giovani (e meno giovani) laureati sono costretti ad una lunga trafila per ottenere l’abilitazione all’esercizio della professione. In questo senso, quindi, l’aver inserito fra le riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza anche l’accesso alla professione di guida turistica è senz’altro un aspetto positivo. Dopo l’approvazione del disegno di legge governativo in Parlamento, sarà compito del Ministero del turismo, guidato dalla senatrice Daniela Garnero Santanchè, definire le regole per l’istituzione di un albo nazionale con l’elenco delle guide turistiche abilitate per effetto dei percorsi indicati. Un elemento che andrà valorizzato è quello della formazione continua, tenendo conto di come la professione sia cambiata nel corso degli anni, con l’emergere di nuove sensibilità (si pensi all’ambiente, ad esempio) e con l’affacciarsi di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale e la realtà aumentata.