di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale

Il Rapporto Svimez 2023 parte già con una pessima notizia: nel 2023 si riapre divario Nord-Sud. Ma non è l’unica. Il lavoro a Sud sta crescendo, sì, ma è sempre più povero e il dato delle famiglie di lavoratori in povertà assoluta pari al 9,3% è, a dir poco, allarmante. Si tratta di una ulteriore dimostrazione del fatto che la nostra Nazione e il nostro Mezzogiorno in particolare, non hanno bisogno di una legge sul salario minimo, ma di più contrattazione. Un tema al quale si legano anche le eventuali contromisure per contrastare gli effetti depressivi di un tasso di inflazione troppo alto. Come l’UGL lo abbiamo sempre indicato, sottolineando con forza la preoccupazione rispetto all’impatto dell’inflazione sui redditi medio-bassi e non solo. I dati Svimez purtroppo ci hanno dato ragione, visto che hanno rilevato che l’accelerazione dell’inflazione del 2022 ha eroso soprattutto il potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione. Addirittura, è stato doppio al Sud l’impatto dell’inflazione sui redditi delle famiglie: la contrazione del reddito disponibile delle famiglie meridionali (-2%) è doppia rispetto al Centro-Nord. Come se tutto ciò già non bastasse, le previsioni sono anche peggiori: se nel 2024 Nord e Sud riusciranno a raggiungere un allineamento, nel 2025 si riaprirà il divario in termini di crescita economica. Anche se le famiglie meridionali dovessero recuperare potere d’acquisto, grazie al rientro del tasso di inflazione, manterrebbero comunque un considerevole distacco rispetto al Centro-Nord. Cresce, al contempo, il divario economico rispetto al Nord che registra una crescita pari al +0,8% a fronte del +0,4% del Mezzogiorno.
Non ci sono solo questioni economiche da evidenziare nel Rapporto, perché ovviamente tutto si lega. Allarmano i dati sul drammatico calo demografico nelle regioni meridionali: dal 2002 al 2021 hanno lasciato il Mezzogiorno oltre 2,5 milioni di persone, in prevalenza verso il Centro-Nord (81%). Al netto dei rientri, il Sud ha perso 1,1 milioni di residenti. Pesa, ovviamente, il gap infrastrutturale con riferimento in particolare ai trasporti. Basti pensare che la rete ferroviaria del Sud presenta un notevole ritardo, con solo 181 km di alta velocità (12,3% del totale) concentrati in Campania.
Ma, è il caso di sottolineare, il Sud non è senza via di scampo. È necessario proseguire il lavoro avviato ai tavoli con il Governo per discutere delle politiche industriali e infrastrutturali indispensabili per il rilancio del Mezzogiorno. È fondamentale impiegare le risorse stanziate dal Pnrr per la realizzazione delle opere strategiche, favorendo, al contempo, le politiche attive volte a creare nuovi posti di lavoro al fine di ridurre il divario economico rispetto al Centro-Nord e tutelare, così, la coesione nazionale.