Oggi si sono fermati i medici e gli infermieri contro le nuove tabelle di rivalutazione

La giornata odierna si è caratterizzata per lo sciopero dei medici e del personale infermieristico, una astensione dal lavoro indetta da alcune sigle professionali e che ha portato alla soppressione e al conseguente spostamento di parte del milione e mezzo di prestazioni che ogni giorno garantisce il Servizio sanitario nazionale. La motivazione di questo sciopero è da ricercarsi nella insoddisfazione per i contenuti dalla manovra finanziaria in discussione in Parlamento. È soprattutto su un punto che si sono levate le maggiori critiche delle categorie sanitarie, vale a dire la revisione delle tabelle di calcolo da applicare al montante contributivo per la definizione di quanto spettante come pensione. Il governo ha infatti previsto la revisione delle tabelle che risalgono alla metà degli anni ’60, salvaguardando chi ha maturato almeno 15 anni di contributi prima del 1996 e rivedendo le aliquote per tutti gli altri. La misura impatta maggiormente su chi ha iniziato a lavorare dopo il 1980, con tagli che possono arrivare a 2mila euro su base annuale. Prima il sottosegretario Claudio Durigon e poi il ministro Luca Ciriani hanno assicurato la disponibilità dell’esecutivo a rivedere la norma, venendo incontro alle richieste delle associazioni di categoria e dei sindacati confederali Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Stando alle anticipazioni, nulla cambia per chi matura i requisiti entro il 31 dicembre, mentre si prospetta una attuazione molto graduale negli altri casi, tenendo conto degli anni di lavoro nel periodo antecedente il 1 gennaio 1996. Occorre, però, aspettare l’emendamento del governo, atteso per il fine settimana al più tardi.