di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Sono stati pubblicati i risultati dell’annuale ricerca del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province italiane. Un report, ormai arrivato al 34esimo anno, che anche stavolta conferma lo storico divario che differenzia il Centro-Nord del Paese dal Mezzogiorno. Uno scostamento che continua a crescere, acuito dagli shock economico-sociali avvenuti negli ultimi anni, dalla pandemia alla crisi energetica, dall’inflazione galoppante fino alla crescente instabilità politica internazionale. I dati mostrano un’Italia che da questo tsunami, ancora in corso, sta uscendo sempre più divisa, sostanzialmente in due macro-aree che viaggiano a diverse velocità. In cima al podio nella graduatoria delle 107 province italiane c’è Udine, seguita da Bologna e Trento, confermando la grande vitalità della zona a Nord-Est del Paese. In fondo, all’ultimo posto, Foggia, con Caltanissetta penultima e Napoli terzultima. Ma, scorrendo tutta la classifica, si osserva che, con l’eccezione della Sardegna, per trovare una città del Sud bisogna scendere fino alla 69esima posizione, quella di Bari. La classifica è stilata sulla base di diversi indicatori. Non solo economici e relativi alla ricchezza, ma anche riguardanti affari e lavoro, ambiente e servizi, demografia, società e salute, giustizia e sicurezza, cultura e istruzione, tempo libero. I dati sono chiari e vanno dalla differenza in termini di valore aggiunto per abitante, dai quasi 59mila euro della provincia di Milano ai 16 di Agrigento, alla differenza retributiva fra uomini e donne, il 20% a Prato mentre nella provincia di Siracusa è del 42%. La disponibilità di asili nido, al Sud 16 posti ogni 100 bambini fra 0 e 2 anni, al Centro-Nord 36. Un divario a tutto tondo, che spazia dalle attività economiche al welfare, e che determina conseguenze importanti in termini demografici, come ad esempio la denatalità e l’emigrazione dei giovani, generando così un circolo vizioso di depauperamento del Mezzogiorno che va contrastato con forza. Bisogna intervenire con urgenza, anche utilizzando nel modo migliore le risorse del Pnrr. Di fronte a problemi complessi ed annosi che si trascinano ormai da decenni, le risposte da dare al Sud sono tante. Vanno dalla sicurezza alla lotta alla criminalità, dalla garanzia di servizi di welfare adeguati all’incentivazione delle attività economiche per rilanciare l’occupazione, dal sostegno al turismo ed al Made in Italy alla realizzazione rapida delle necessarie infrastrutture materiali ed immateriali. Per garantire un tenore di vita adeguato e pari opportunità su tutto il territorio nazionale. Una strada di sviluppo da percorrere non solo a beneficio del Mezzogiorno, ma, di riflesso, dell’intero Paese.

Il caso Roma. La Capitale scende al 35esimo posto
Un cenno, non di poco conto, merita la nostra Capitale, Roma, che, con la sua provincia, si colloca solo al 35esimo posto della graduatoria, scendendo di 4 posizioni rispetto all’anno scorso. Nonostante le immense risorse culturali, la presenza di enti di fondamentale importanza e dello stesso Vaticano, che dovrebbero garantire quantomeno la top-ten della classifica. Un’ulteriore conferma di una cattiva amministrazione perdurante anche in era Pd, sebbene meno evidenziata dai media rispetto al passato, che ha contribuito in modo determinante, accanto, certo ad altri elementi di tipo geopolitico, anche alla sconfitta nella gara per l’Expo 2030 a vantaggio di Riad.