Definito il valore per il calcolo degli adeguamenti a decorrere dal 2024

Il tema delle pensioni continua ad essere centrale nel dibattito sindacale, anche dopo l’incontro di Palazzo Chigi fra la Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e i sindacati confederali. I leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Landini, Sbarra, Bombardieri e Capone hanno illustrato le posizioni delle loro organizzazioni, chiedendo dei correttivi al disegno di legge di bilancio, attualmente in discussione al Senato. Sul tavolo sono state poste tutta una serie di questioni che riguardano il presente, da Quota 103 a Opzione donna, passando per l’Ape sociale, ma anche il futuro previdenziale delle giovani generazioni e il ruolo da dare alla previdenza complementare. Se appare certa la revisione dell’articolo 33 sui rendimenti degli assegni pensionistici di alcune categorie del pubblico impiego, altri correttivi appaiono, al momento, più distanti. Per i medici, i sanitari e le altre categorie, si prospetta una applicazione differenziata delle nuove regole, con esclusione di chi matura i requisiti entro il 31 dicembre e di chi andrà in pensione di vecchiaia e una sorta di decalage per le pensioni di anzianità contributiva. Intanto, si iniziano a fare i conti degli adeguamenti degli assegni pensionistici all’inflazione. Un decreto ministeriale ha fissato in 5,4% il valore di riferimento per il calcolo. Tale parametro sarà poi impiegato dall’Inps per adeguare le pensioni, secondo la normativa vigente. In valori assoluti, si arriva fino a 100 euro netti in più al mese, mentre sugli assegni più bassi ci si posiziona intorno ai 50 euro. L’inflazione, dopo una lunga impennata di un paio di anni, appare oggi fortunatamente in calo.