L’inflazione che fa più paura dell’influenza

Mentre è stato individuato il batterio che sta causando un’ondata di infezioni respiratorie anomale nei bambini in Cina, ma anche in Vietnam, Francia e Italia del Nord, quasi contemporaneamente il numero uno della Bce, Christine Lagarde, ha ribadito che «in ottobre abbiamo deciso di mantenere invariati i tassi di riferimento della Bce e prevediamo che il mantenimento dei tassi di interesse ai livelli attuali per un periodo sufficientemente lungo fornirà un contributo sostanziale al ripristino della stabilità dei prezzi. Le nostre decisioni future garantiranno che i tassi ufficiali siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario». C’è un “ma” e cioè che «il Consiglio direttivo rivaluterà la sua posizione di politica monetaria a metà dicembre, sulla base di nuovi dati e proiezioni aggiornate, anche per il 2026». Che vuol dire? Le prospettive non sono rosee. «Dobbiamo rimanere attenti alle diverse forze che influiscono sull’inflazione e concentrarci fermamente sul nostro mandato di stabilità dei prezzi». Ovvero il famoso obiettivo di medio termine del 2% del tasso di inflazione non è stato ancora raggiunto e «non è questo il momento di iniziare a dichiarare la vittoria». Sono in pochi in realtà a cantare, sebbene l’inflazione si sia abbassata, perché il costo del denaro più alto ha portato mutui e prestiti a dei livelli non più sostenibili. Secondo Lagarde, addirittura, «i progressi nella transizione verde, anche per accelerare l’indipendenza energetica dell’Europa, sono essenziali poiché ridurranno la probabilità di prezzi dell’energia più elevati e più volatili». Tuttavia, quanti potranno permettersi il prezzo della transizione verde, visto che quasi 4 auto su 10 (39%) in Italia hanno più di 15 anni d’età?