Lo rende noto l’Istat, osservando che, nel nostro Paese, la frequenza di un servizio educativo per la prima infanzia risulta inferiore alla media europea, fermandosi al 33%

In Italia sono attivi oltre 13mila nidi e servizi per la prima infanzia. Lo rende noto l’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, diffondendo i dati relativi all’anno educativo 2021-2022 e aggiungendo che i posti autorizzati sono oltre 350mila, circa la metà dei quali è a titolarità pubblica (48,8%). «A causa del calo delle nascite (dunque dei potenziali utenti dei servizi), si riduce gradualmente il gap fra bambini e posti nei nidi, la frequenza si avvicina al target europeo fissato per il 2010 (33%) ma resta ampia la distanza rispetto al target per il 2030 (45%)», riferisce ancora l’Istat, registrando una ripresa dell’offerta dei nidi, dopo il biennio pandemico (+1.780 posti). Un aumento che comunque non consente di soddisfare le richieste di iscrizione, che rimangono «in gran parte insoddisfatte», specialmente nel Mezzogiorno (66,4% nel pubblico, 48,7% nel privato). Ad essere principalmente penalizzate sono le famiglie più povere, «sia per i costi delle rette, sia per la carenza di nidi in diverse aree del Paese». Poco confortante il confronto con l’Europa: nel nostro Paese, la frequenza di un servizio educativo per la prima infanzia risulta inferiore alla media europea. Nel 2021 i bambini che frequentano una struttura educativa risultano pari al 33,4% dei residenti di 0-2 anni (contro il 37,9% della media Ue). «La Francia e la Spagna sono ben al di sopra del 50% e altri paesi, come l’Olanda e la Danimarca, si attestano al 74,2% e al 69,1% rispettivamente», riporta l’Istat.