di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Il caso di Giulia Cecchettin ha smosso la coscienza collettiva: l’Italia intera, al momento della sua sparizione, aveva timidamente sperato in un esito positivo di questa vicenda, conclusasi invece con il ritrovamento del cadavere di Giulia e l’arresto in Germania dell’ex fidanzato Filippo Turetta. L’ennesimo caso di femminicidio, un grave problema sociale che affligge anche un Paese sviluppato e moderno come il nostro. In Italia sono state 120 le donne uccise nel 2022 e oltre cento in questo 2023 che non è ancora terminato. L’omicidio basato sul genere è la forma più estrema delle violenze, delle intimidazioni e delle discriminazioni che le donne si trovano costrette ad affrontare, e il brutale assassinio di questa ragazza dal volto solare, piena di progetti, prossima alla laurea in ingegneria – il ministro dell’Università, Annamaria Bernini, ha assicurato che le sarà conferita alla memoria – ha mostrato con ancora più forza il dovere di intervenire per sradicare una volta per tutte questo fenomeno odioso. Con tutti i mezzi necessari, dalla prevenzione alla repressione, per ottenere risultati concreti. Il ministro della Giustizia Nordio, in un’intervista sul caso, fra le altre cose ha annunciato delle iniziative sul tema dell’educazione e dell’informazione, particolarmente necessarie: sarà predisposta una «guida per riconoscere tutti i segnali spia» per cercare di mettere in guardia donne e ragazze e ci sarà anche una campagna rivolta agli uomini ed ai ragazzi in particolare. «Le leggi sono tutte utili, nessuna risolutiva. Misure sono state adottate dai governi precedenti e anche dal nostro. Sulla repressione noi abbiamo dato il segnale che lo Stato c’è. Ma la soluzione transita da una forma di rieducazione su questo tema», così il ministro, ricordando il ruolo fondamentale della prevenzione, già a partire dalle scuole. Dello stesso avviso Piantedosi, ministro dell’Interno, che, sul disegno di legge sul tema già all’esame del Parlamento, ha parlato della possibilità di inserire ulteriori interventi, specie sul «piano culturale ed educativo, soprattutto nei riguardi dei giovani, per evitare ogni forma di violenza e sopraffazione». Già domani, in tutte le scuole, questa la decisione del ministro dell’Istruzione Valditara, si osserverà un minuto di silenzio in onore di Giulia e di tutte le donne vittime di violenza. L’auspicio è che almeno su questo tema la società e la politica italiane non si dividano, ma si collabori tutti, in modo trasversale, come del resto sembrerebbero volere sia il premier Meloni che la leader dell’opposizione Schlein. Bisogna trovare un terreno d’incontro, nel nome di Giulia, mettendo da parte polemiche, incomprensioni e strumentalizzazioni. Non c’è spazio per dividersi su una tragedia come questa: ogni femminicidio è una sconfitta per tutti, per l’intero Paese.

Proposte concrete dal sindacato

Certo, fondamentale il ruolo della scuola, specie per educare le giovani generazioni al rispetto. Ma un altro fondamentale elemento del vivere civile è il lavoro. In questo ambito si potrebbe pensare al ruolo del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, Rls, come punto di riferimento per le lavoratrici in tema di violenze di genere e per fornire informazioni utili. Ad esempio su dove e come rivolgersi ai centri antiviolenza, che, a loro volta, andrebbero inseriti fra le attività considerate Leps, ossia Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali, e quindi che lo Stato deve garantire in modo uniforme sull’intero territorio nazionale.