di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Anche l’Europa ha promosso la collaborazione tra Italia e Albania per la gestione dei migranti: ieri, infatti, la commissaria agli Affari Interni della Ue, Ylva Johansson, ha dichiarato che la valutazione preliminare del protocollo d’intesa tra Roma e Tirana, svolta dal servizio giuridico della Commissione stessa, ha certificato che l’accordo sui migranti tra Italia e Albania non viola i diritti umani. Nello specifico, secondo le istituzioni comunitarie, l’intesa è «al di fuori del diritto Ue», ma «non viola il diritto Ue» anche perché nelle strutture di identificazione e rimpatrio in territorio albanese «si applicherà il diritto italiano» e, di conseguenza, anche quello europeo. Un ulteriore supporto alla scelta del Governo italiano, dopo vari ed anche inaspettati endorsement, da quelli di giuristi come Sabino Cassese a Cesare Mirabelli all’interno dei confini nazionali, a quelli di personalità politiche europee di rilievo, non solo di destra. Basti pensare alle dichiarazioni del Cancelliere tedesco Olaf Scholz durante il congresso dei socialisti europei a Malaga: «È una questione di competenza dei governi italiano e albanese. Credo che si debba tenere presente che, dal nostro punto di vista, l’Albania sarà presto membro dell’Ue e stiamo quindi parlando di come risolvere insieme sfide e problemi nella famiglia europea». Niente trasferimenti forzati verso Paesi che non rispettano i diritti umani, quindi, come invece sostiene buona parte della sinistra nostrana anche a rischio di incrinare in questo modo i rapporti internazionali con l’Albania. Con poi un’ulteriore aggiunta da parte di Scholz: «C’è la migrazione irregolare che deve essere ridotta e ci sarà una stretta collaborazione con i Paesi al di fuori dell’Unione europea, come avviene ora, ad esempio con la Turchia». Un modello replicabile, quindi, e non certo una Guantanamo europea. Un modo per consentire, queste le intenzioni, una gestione più ordinata del fenomeno migratorio, rendendo più efficace il sistema dei rimpatri, vero vulnus, finora, della questione. Ed anche con l’obiettivo – e questo è un altro pregio e non certo un difetto dell’accordo – di esercitare un’azione di disturbo nei confronti del business degli scafisti. Altro elemento che andrebbe unitariamente considerato come positivo, poi, quello di un più rigido contrasto nei confronti dell’immigrazione irregolare. Che, ricordiamolo, non è una modalità di ingresso come un’altra, ma un reato, come anche il favoreggiamento di questa pratica illecita. Si rassegnino, quindi, i sostenitori, per ragioni ideologiche o, più spesso, economiche, delle migrazioni a tutti i costi esclusivamente verso l’Italia: anche il nostro Paese ha diritto di proteggere le proprie frontiere e garantire sicurezza e legalità nella gestione degli ingressi sul territorio nazionale.