di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Il dibattito politico-sindacale in questi giorni è incentrato sulla contrapposizione tra due sigle sindacali, Cgil e Uil, che hanno indetto uno sciopero per il prossimo venerdì, ed il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Salvini, che ha stabilito, con una lettera di precettazione del Mit, una riduzione della protesta, consentita dalle 9 alle 13, per i dipendenti del trasporto pubblico. Una situazione, poi, in ulteriore evoluzione dopo la decisione della Commissione di garanzia sugli scioperi di rimodulare l’astensione dal lavoro nei servizi pubblici essenziali, quindi trasporti e non solo, al fine di coniugare i diritti degli utenti e quelli dei lavoratori, in un evento considerato dalla Commissione stessa non identificabile a rigor di norma come uno sciopero generale, sulla base delle categorie coinvolte e delle motivazioni alla base della protesta. Questa delicata questione, che investe elementi fondanti della vita pubblica e democratica, va affrontata con prudenza. Da un lato ricordo le parole di Giuseppe Di Vittorio, storico segretario generale della Cgil, citate anche dal professor Ichino, che definivano «lo sciopero come un atto grave e solenne, da usare con grande parsimonia per difenderne il valore civile e morale». Dall’altro faccio un appello, quindi, a non depotenziarne l’impatto e l’efficacia. In questo caso con un utilizzo troppo frequente e quasi scadenzato: attraverso i conseguenti disservizi per gli utenti, uniti a una modalità di protesta passibile di fraintendimenti, si potrebbe infatti correre il rischio di creare uno scollamento pericoloso tra cittadinanza e sindacato, tra lavoratori di alcuni settori e con alcune tipologie di inquadramento ed altri, che potrebbe nuocere alla stessa causa della difesa dei diritti del lavoro. Non entro nel merito delle ragioni della protesta, che l’Ugl non condivide, considerando la manovra complessivamente a forte impatto sociale, seppur ritenendo necessario richiedere alla controparte governativa alcuni miglioramenti per noi indispensabili. Ogni sigla ha infatti pieno e legittimo diritto di critica ed anche di esercitare, sulla base della legislazione vigente, l’azione estrema dello sciopero. Ma osservo, con preoccupazione, che un eccessivo uso degli strumenti propri del sindacato come mezzi di lotta politica, con proteste di differente vigore e intensità in base al colore del governo, potrebbe, di nuovo, ledere al prestigio del sindacato. Con l’aggravante di non far comprendere più ai lavoratori stessi le ragioni profonde della protesta, spingendoli quindi a non partecipare. L’Ugl, che è stata e sarà sempre un’organizzazione sindacale indipendente ma non neutra e con una chiara visione nazionale, ha sempre cercato di mostrarsi obiettiva nella valutazione delle scelte dei vari governi in carica. Infine, una nota sulla Commissione di Garanzia: le istituzioni non vanno delegittimate, ma rispettate, anche quando sono composte da persone con visioni diverse rispetto alle nostre sensibilità, purché seguano con correttezza le disposizioni di legge, e anche questo è un caposaldo della vita democratica, che a lungo andare tutela tutti.