Sì ad accordo tre giorni di tregua per 50 ostaggi

«Mentre la carneficina a Gaza raggiunge ogni giorno nuovi livelli di orrore, il mondo continua a guardare scioccato che gli ospedali sono presi di mira, i bambini prematuri muoiono e un’intera popolazione viene privata dei mezzi basilari di sopravvivenza. Non si può permettere che ciò continui». È la posizione espressa in una nota da Martin Griffiths, responsabile degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite. Gli alleati di Israele, pur confermando la loro vicinanza allo Stato colpito da Hamas il 7 ottobre, negli ultimi giorni hanno osservato come siano sempre più opportune tregue umanitarie, al fine di aiutare la popolazione nella Striscia di Gaza stremata da giorni e giorni di combattimenti. Nella notte le Forze di difesa israeliane hanno annunciato l’avvio di operazioni mirate all’interno dell’ospedale al-Shifa, con l’obiettivo di neutralizzare i terroristi di Hamas. Quest’ultima, intanto, come riferito già nel primo pomeriggio di oggi dalla Reuters, avrebbe accettato le linee generali di un accordo con Israele per il rilascio di circa 50 ostaggi in cambio di una tregua di tre giorni nella Striscia, proprio come richiesto dalla comunità internazionale. Da quanto viene riferito dai media, Israele dovrà, da parte sua, rilasciare alcune donne e bambini palestinesi dalle carceri e incrementare l’assistenza umanitaria. Citando la Reuters, Haaretz aveva sottolineato che il Qatar avrebbe assunto un ruolo di mediazione nella negoziazione tra le parti. Della situazione in Medio Oriente ha oggi parlato il leader socialista spagnolo, Pedro Sanchez, nel discorso al Parlamento in attesa del voto di fiducia sul suo governo: «Siamo a fianco di Israele, chiediamo la liberazione immediata degli ostaggi, ma con altrettanta chiarezza ripeto che ripudiamo il massacro indiscriminato di civili palestinesi».