L’aspettativa di un tasso di inflazione a livelli più contenuti per il 2024, rispetto al picco dello scorso anno, è condizione essenziale non solo per i governi o per i mercati, che infatti oggi sono in attesa, ma con prospettive positive, del dato sull’inflazione americana. Un tasso di inflazione a livelli contenuti è fondamentale, prima di tutto, per chi vive di redditi da lavoro o da pensione. Infatti, non c’è salario minimo che tenga, quando l’impennata dei prezzi erode sensibilmente il potere d’acquisto di lavoratori, pensionati e famiglie, come dimostra l’altro fenomeno tutto italiano, quello della povertà del lavoro e dei lavoratori.
Ecco perché il tasso di inflazione è una delle principali preoccupazioni della nostra organizzazione sindacale, l’UGL, la quale, da tempi non sospetti, ha continuato a chiedere al governo di arrivare ad un taglio strutturale del cuneo fiscale. Un aiuto fondamentale serve anche ai premi di produttività e la tassazione che resta anche per il prossimo anno leggera, con un’aliquota del 5%, è la giusta risposta. Si tratta di misure fondamentali che consentono, soprattutto ai redditi medio-bassi, di fronteggiare un costo della vita che, se per ora resta a livelli di guardia, è sempre suscettibile di variazioni, a causa delle due enormi questioni geopolitiche, prima ancora che di mercato, alle porte d’Europa, come lo sono le due guerre alle porte dell’Occidente, in Ucraina e in Israele. Un alto costo della vita giova ancora di meno alla crescita, che è il requisito indispensabile non solo per mettere al riparo il sistema, e così anche l’occupazione, ma per compensare il debito pubblico e i relativi interessi, che rappresentano il tallone d’Achille del nostro Paese.
L’Occidente, infatti, non è tutto uguale e, se le prospettive per l’inflazione americana potranno rivelarsi positive, ciò che accade nel Vecchio Continente è un diverso, perché diversi sono i sistemi. Tant’è vero che gli indici economici continuano ad essere contradditori e in chiaroscuro.
In Italia, poi, c’è dell’altro che non aiuta e che va risolto, che pone problemi di sostenibilità, come sottolineato oggi dal ministro Giorgetti: la denatalità e la carenza di forza di lavoro, insieme al fatto che se, da una parte, il nostro sistema continua a creare lavoro in maniera stabile, dall’altra quello che non cresce è l’andamento delle retribuzioni reali, frenato non dall’assenza nel nostro sistema di un salario minimo, ma dal mancato rinnovo dei contratti in diversi settori. E così siamo tornati al punto di partenza, cioè le retribuzioni basse e l’incertezza sull’andamento dell’inflazione. Sarebbe importante e auspicabile che gli sforzi di tutti coloro che rappresentano il mondo del lavoro si concentrassero su questioni che, proprio nella sostanza, determinerebbero un vero cambiamento in positivo nelle condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone e di famiglie.