«Sulla riforma cercheremo il consenso ampio in Parlamento»

pio in Parlamento, se non sarà possibile chiederemo ai cittadini cosa pensano. Confido che gli italiani non si faranno sfuggire l’occasione di approvare la madre di tutte le riforme». Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo in video collegamento all’assemblea nazionale della Cna, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa. La riforma, approvata la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri, è attesa in Parlamento. Ad attenderla un iter che, anziché alla Camera, inizierà al Senato dove la maggioranza potrebbe limitare i tentativi dell’opposizione di rallentare il disegno di legge. La decisione ha scatenato qualche malumore nel Partito democratico e nel Movimento 5 stelle, entrambi contrari ad una riforma che, oltre al premierato, introduce un premio di maggioranza, al momento al 55%, e prevede una tiepida modifica dei poteri del presidente della Repubblica. Novità che, assicura l’esecutivo, garantiranno al Paese governi più stabili, potenzialmente in grado di portare a termine la legislatura. Cosa non affatto scontata nell’attuale sistema. Il premier ha assicurato che il governo cercherà un «consenso ampio in Parlamento», altrimenti la parola passerà all’elettorato che dovrà esprimersi con un referendum. Il voto popolare non sarà necessario, se la maggioranza riuscirà a raccogliere i voti di almeno 21 deputati e di 14 senatori, necessari per raggiungere il quorum: per approvare la riforma serve il parere favorevole dei due terzi dei componenti di ciascuna delle due camere.