Misery Index e Patto di Stabilità. Il disagio sociale è stabile. Da Bce e Ecofin qualcosa da temere purtroppo c’è

Mentre Israele e Usa discutono sul futuro di Gaza e dalla Commissione Ue arriva l’«ok» ai negoziati per l’adesione dell’Ucraina, ancora in guerra con la Russia, in Italia vengono diffusi oggi i dati sul disagio sociale rilevato dal Misery Index di Confcommercio (MIC). Quest’ultimo, a settembre 2023, si è attestato a 15,4, invariato rispetto ad agosto. Stabilità che è il risultato di un modesto rallentamento dell’inflazione per i beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto e di un lieve aumento della disoccupazione estesa. La fiducia delle famiglie dipende, secondo Confcommercio, dalla percezione della variazione dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati in alta frequenza, dinamica che però è ancora elevata, seppure in decelerazione e che può spingere a ridimensionare i consumi. Inoltre, i segnali di difficoltà, manifestati da alcuni settori, nel mantenere inalterati i livelli occupazionali rendono difficile immaginare un rapido rientro dell’area del disagio sociale. C’è dell’altro: la Bce torna a ripetere che continuerà a praticare una politica restrittiva sui tassi di interesse fino a quando sarà necessario, cioè fino a quando il tasso di inflazione non sarà tornato al 2%; mentre oggi è al 6,3%, almeno in Italia. In più, a gennaio torna in vigore il vecchio Patto di stabilità, sospeso nel marzo del 2020 causa Covid, a meno che non si trovi un accordo entro dicembre 2023, intorno al quale è in corso, sempre oggi, una riunione del Consiglio Ue Ecofin. Per il Commissario UE all’Economia, Paolo Gentiloni, trovare un accordo è importante anche «per i mercati finanziari e perché abbiamo bisogno di stabilità sul debito pubblico e di supportare crescita e investimenti». Sì, ma abbiamo bisogno anche di tranquillizzare lavoratori, pensionati, famiglie e imprese per far evitare di avvitarci in una recessione non più soltanto tecnica o breve.