Lo denuncia uno studio dell’ENEA che ha coinvolto la Reggia di Caserta, la cattedrale di San Doimo a Spalato, in Croazia, e la Residenza di Würzburg, in Germania

«L’inquinamento causato da automobili, riscaldamento e industria è tra i principali responsabili del degrado del patrimonio culturale». Lo denuncia l’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, pubblicando i risultati di uno studio «che ha dimostrato gli effetti nocivi dei principali inquinanti dell’aria (ossidi di azoto e PM10) su tre siti patrimonio dell’UNESCO». Si tratta della Reggia di Caserta, della cattedrale di San Doimo a Spalato, in Croazia, e della Residenza di Würzburg, in Germania. «A subire i danni maggiori è la Reggia di Caserta dove abbiamo calcolato per ogni anno, una velocità di corrosione delle superfici superiore al valore target fissato per il 2050 (6,4 micron l’anno), che non deve essere superato se si vuole preservare lo stato di salute della storica residenza reale, meta ogni anno di 700mila visitatori», ha detto Teresa La Torretta, ricercatrice del Laboratorio ENEA di Inquinamento atmosferico e coautrice del rapporto insieme al collega Pasquale Spezzano. Confrontando lo stato di salute dei tre siti UNESCO considerati, quelli Würzburg e di Spalato rilevano valori di velocità di degradazione delle superfici esterne al di sotto della “soglia di sicurezza”. «Un fattore importante nel determinare le differenze tra i tre siti è rappresentato dalle condizioni meteo-climatiche locali (temperatura, piovosità, umidità relativa) che giocano un ruolo nel potenziare l’aggressività degli inquinanti e, di conseguenza, nell’aumentare la corrosione delle superfici lapidee», sottolinea il rapporto, aggiungendo che «il degrado dei materiali del patrimonio culturale dovuto all’inquinamento atmosferico è notevolmente inferiore rispetto a 20-30 anni fa quando l’acidificazione delle piogge e gli inquinanti atmosferici, come il biossido di zolfo, contribuivano all’aumento della corrosione nelle aree urbane». «Oggi questi inquinanti sono drasticamente diminuiti, anche se negli ultimi anni la riduzione si è stabilizzata. Invece le concentrazioni di biossido di azoto (NO2) e di particolato PM10 non sono diminuite nella stessa misura, contribuendo al degrado dei monumenti e a un aumento dei costi di restauro e manutenzione», ha concluso La Torretta.