Anziché dalla Camera. Una decisione che ha sollevato qualche polemica dall’opposizione

Al via l’iter della riforma che punta ad introdurre il premierato. Il testo partirà dal Senato, anziché dalla Camera. Una decisione che ha sollevato qualche polemica dall’opposizione: «Se davvero la riforma costituzionale annunciata dal governo partirà dal Senato, i nostri timori erano fondati e Palazzo Madama sarà il luogo dove FdI e Lega si controlleranno a vicenda», ha detto Francesco Boccia, capogruppo al Senato del Partito democratico. Partendo da palazzo Madama, la maggioranza potrebbe limitare i tentativi avversari di rallentare il disegno di legge, che, oltre al premierato, prevede anche un premio di maggioranza, al momento del 55%, una tiepida modifica dei poteri del presidente della Repubblica. «Un disegno pericoloso», ha commentato la segretaria del Pd, Elly Schlein, chiudendo de facto a un dialogo, auspicato invece dal governo: la ministra per le Riforme costituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha assicurato che il testo non è blindato, aprendo al confronto con le forze di opposizione. Una considerazione, a margine: per evitare il referendum, serve il voto favorevole dei due terzi dei componenti di ciascuna delle due Camere: 267 voti a palazzo Montecitorio e 136 a palazzo Madama. Per raggiungere il quorum, alla maggioranza servono i voti di 21 deputati e 14 senatori, raccolti tra le forze rivali.