Ma Blinken esclude un immediato cessate il fuoco

Le forze di difesa israeliane hanno oggi reso noto di aver colpito una postazione di lancio di missili anticarro di Hamas nella Striscia di Gaza, a sua volta collegata a un tunnel con un deposito di armi. Nell’operazione sarebbero stati uccisi i miliziani che tentavano di fuggire sul tetto dell’edificio. Mentre dall’esercito israeliano continuano ad assicurare che «qualsiasi terrorista che incontra la brigata verrà eliminato», anche Hamas promette uno stato di guerra permanente. «L’obiettivo di Hamas non è governare Gaza. Questa battaglia non è scoppiata perché volevamo carburante o manodopera. Miriamo a ribaltare completamente la situazione. Siamo riusciti a rimettere sul tavolo la questione palestinese e ora nessuno nella regione è più tranquillo», ha spiegato a tale proposito al New York Times, dal Qatar, Khalil al-Hayya, dirigente dell’organizzazione. «Spero che lo stato di guerra con Israele – ha invece aggiunto Taher El-Nounou, consulente per i media di Hamas – diventi permanente su tutti i confini e che il mondo arabo sia al nostro fianco». Queste posizioni rimarcano le difficoltà di arrivare ad un cessate il fuoco, almeno in tempi brevi. I ministri degli Esteri del G7, in corso in Giappone, si sono espressi per delle pause umanitarie, richiesta che peraltro già da alcuni giorni era stata portata avanti dall’amministrazione Biden. La differenza con il cessate il fuoco l’ha spiegata il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, in questi termini: «Coloro che chiedono un cessate il fuoco immediato hanno l’obbligo di spiegare come affrontare le conseguenze inaccettabili che probabilmente ciò comporterebbe. Hamas è rimasto sul terreno con più di 200 ostaggi, con la capacità e l’intenzione dichiarata di ripetere quanto commesso il 7 ottobre».