di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

La Legge di Bilancio 2024, approvata il 16 ottobre dal Consiglio dei Ministri, è stata trasmessa nella serata di ieri, 30 ottobre, in Senato per poi iniziare il suo iter parlamentare. L’esito della riunione dei leader della maggioranza, avvenuta ieri, i quali hanno, al termine, confermato la volontà di procedere speditamente all’approvazione della stessa, cioè senza presentare emendamenti, non lascia immaginare che vi possano essere margini di intervento sul testo, in particolare per quel che riguarda la previdenza. Gli estratti del disegno di legge, in circolazione, suggeriscono che nel 2024 verrà confermata la possibilità di andare in pensione anticipatamente con “Quota 103” (62 anni di età e 41 di contributi) e che alla fine del 2024 andranno in pensione prima, usufruendo della proroga di Opzione donna, 2.200 lavoratrici per un onere complessivo di 16,1 milioni di euro e che alla fine del 2024 accederanno alla pensione con l’Ape sociale 12.500 lavoratori, per un onere complessivo di 85 milioni di euro. Con Quota 103, invece, il governo ha stimato una distribuzione prudenziale delle adesioni e degli accessi al pensionamento, dovrebbero andare in pensione anticipata con quota 103 a fine 2024 17mila lavoratori per un onere complessivo di 149 milioni di euro al netto degli effetti fiscali.
Riteniamo come organizzazione sindacale, Ugl, di potere e dovere sottolineare quanto per noi essenziale in tema di pensioni.
Sicuramente, “Quota 103” rappresenta un primo passo. Primo passo, perché per noi l’obiettivo nel medio periodo resta Quota 41, cioè andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Una soluzione che offre a migliaia di persone la possibilità di scelta e favorisce la flessibilità in uscita, oltre a incentivare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Per noi, infatti, superare la Legge Fornero è il presupposto essenziale per garantire la coesione e la stabilità sociale e perciò siamo disposti a discutere di nuovi meccanismi che incentivino la flessibilità in uscita e il ricambio generazionale. Sull’Ape Sociale e Opzione donna, invece, si poteva essere meno drastici. Anche il periodo di sospensione che ricade sia sui dipendenti privati che su quelli pubblici, prima di poter accedere alla pensione, non è di poco conto: 6 mesi nel privato, 9 mesi nel pubblico. Senza dimenticare che il calcolo delle pensioni sarà basato sul metodo contributivo, con un tetto massimo mensile di circa 2.250 euro, equivalente a quattro volte il trattamento minimo previsto dalla legislazione vigente.
Qualcosa è ancora possibile fare, al di là della manovra, e deve essere fatto per riportare in equilibrio il sistema: la separazione fra le voci previdenza e assistenza nel bilancio e almeno il rilancio della previdenza complementare.