Al rush finale la proposta definitiva di riforma costituzionale nel segno del premierato
di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Dovrebbe trovare a breve una conclusione il percorso iniziato con l’insediamento della nuova maggioranza, finalizzato a disegnare un superamento dell’attuale impianto istituzionale per introdurre il premierato elettivo. Questa la strada scelta, a metà fra l’attuale parlamentarismo ed il presidenzialismo vero e proprio. Accompagnare l‘Italia nella “Terza Repubblica”, così il Presidente del Consiglio Meloni, per rendere il Paese più efficiente dal punto di vista politico con governi stabili e quindi capaci di impostare politiche a lungo termine e con un Premier scelto direttamente dall’elettorato e non dalle alchimie parlamentari, quindi con un mandato chiaro e maggiormente rispondente alla volontà dei cittadini. Un progetto ambizioso, che si sta scontrando con l’immobilismo di quella parte della classe dirigente italiana, non solo politica, ma di varie centrali di potere, allergica ad una vera alternanza e ad un’equa rappresentanza anche della destra, pure maggioranza tra l’elettorato ed in Parlamento, pienamente rappresentata all’interno delle istituzioni. Un progetto che, nonostante tante ostilità, dovrebbe finalmente vedere la luce. Oggi un vertice di maggioranza per un ultimo confronto sul testo messo a punto dalla ministra Maria Elisabetta Casellati, che venerdì arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri, mentre si raccolgono nuove adesioni, oltre a quelle dei partiti del Centrodestra, come ad esempio quella del leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che, pur ribadendo la propria alterità rispetto alla maggioranza di governo, oggi si è dichiarato favorevole ad una riforma costituzionale per l’elezione diretta del premier. Per l’Ugl, come già espresso nel corso del colloquio con il ministro Casellati, sarà fondamentale, per rendere pienamente efficiente una riforma che comunque giudichiamo positivamente, accompagnare il ridisegno delle Istituzioni con un’adeguata legge elettorale, ad esempio assicurando la possibilità di esprimere una o più preferenze, e con, in prospettiva, una revisione anche del sistema del bicameralismo perfetto, per dar vita ad una Camera dei Deputati luogo di rappresentanza politica ed a un Senato, invece, che rappresenti il territorio e le categorie produttive. Guardiamo con fiducia a questa riforma, a nostro avviso utile al Paese, ricordando che sono le Istituzioni a dover essere al servizio dei cittadini e non il contrario, e che quindi anch’esse devono essere, se necessario all’Italia, oggetto di revisioni e miglioramenti.

Un lungo iter
La riforma, una volta pronta la proposta definitiva della maggioranza, dovrà seguire un iter di approvazione lungo, essendo necessaria una doppia votazione da parte di ciascuna delle Camere, con un intervallo di almeno tre mesi tra la prima e la seconda votazione dei due rami dell’Emiciclo, ed infine un referendum popolare di approvazione, il che porterebbe l’eventuale entrata in vigore della riforma della Costituzione agli inizi del 2026, circa un anno e mezzo prima della scadenza dell’attuale legislatura.