di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

A livello internazionale ed anche in Italia il progressivo perfezionamento e la diffusione dell’Intelligenza Artificiale stanno rivoluzionando il mondo del lavoro in vari modi e con la prospettiva di avere un impatto sempre più significativo con il progredire di questa tecnologia. Un impatto destinato a riguardare moltissimi settori, non solo le attività manifatturiere con la robotizzazione, ma anche la logistica e i trasporti, i servizi e la comunicazione, coinvolgendo anche i cosiddetti “colletti bianchi”, ovvero i lavoratori cosiddetti “di concetto”, e persino il mondo dello spettacolo, basti pensare alla questione statunitense relativa a sceneggiatori e attori che ha portato i lavoratori a mettere in atto proteste e scioperi. I pericoli relativi a questa novità sono evidenti: l’IA può portare a una riduzione della domanda di lavoro in alcune professioni, ma allo stesso tempo potrebbe anche creare nuove occasioni di impiego, specie, ma non solo, nell’ambito della gestione e manutenzione degli stessi sistemi basati sull’IA. Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale può presentare, quindi non soltanto delle criticità, ma anche delle opportunità per un rilancio del mercato del lavoro considerato il grande impatto in termini di innovazione e di progresso tecnologico. Il discrimine fra pericolo e opportunità, in questo come in altri casi, sta tutto nella capacità politica di saper gestire e controllare questo fenomeno, come osservato dallo stesso Ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone nel corso dell’audizione del presso la Commissione Lavoro della Camera in merito all’indagine conoscitiva sul rapporto tra Intelligenza Artificiale e mondo del lavoro. Una gestione e un controllo da parte della politica che passa innanzitutto attraverso una valorizzazione dei programmi di formazione e addestramento dei lavoratori, aspetto fondamentale nell’ottica di favorire la creazione di nuove qualifiche professionali. Per sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale è necessario eliminare i gap di competenze, il “digital divide” tra chi è in grado di utilizzare le nuove tecnologie e chi invece non ha conoscenze ed esperienze che gli permettano di farlo. È necessario, poi, incentivare il matching fra le esigenze delle aziende e le attitudini dei lavoratori potenziando i percorsi di istruzione e formazione più adeguati al contesto sociale, economico e produttivo odierno. Altro pilastro in tema di gestione dell’IA nell’ambito del lavoro è quello relativo alle infrastrutture: è necessario utilizzare completamente i fondi del PNRR per adeguare le infrastrutture immateriali del Sud a quelle del resto d’Italia, perché, per poter utilizzare le opportunità offerte dalla digitalizzazione, è condizione imprescindibile avere a disposizione una rete efficiente. L’Intelligenza Artificiale rappresenta una nuova sfida, come lo fu a suo tempo la globalizzazione, è essenziale saperla cogliere al meglio, nell’interesse del Paese ed avendo sempre una chiara visione sociale per il nostro futuro.