di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Gli ultimi dati pubblicati dall’Istat sulla povertà assoluta in Italia sono allarmanti: sono oltre due milioni le famiglie ed oltre 5,6 milioni i singoli individui, quasi un residente su dieci, che vivono al di sotto della soglia che consente di procurarsi il necessario per vivere. Numeri intollerabili per un Paese avanzato come il nostro e che sono imputabili, come dichiara la stessa Istat «in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione» . Un’incidenza della povertà in forte aumento. I dati si riferiscono al 2022 e segnano, infatti, una crescita rispetto all’anno precedente piuttosto significativa: se nel 2021 gli individui in povertà assoluta erano il 9,1% della popolazione, nell’anno appena concluso sono arrivati ad ammontare al 9,7%, con una maggior presenza, cosa purtroppo costante, nel Mezzogiorno, a causa del gap economico-sociale tra quest’area del Paese ed il resto d’Italia. Questi numeri – che si riferiscono all’anno 2022 – chiariscono in modo eloquente l’impatto negativo della spirale inflazionistica, ma confermano anche il fallimento dei provvedimenti di natura assistenziale del recente passato, a partire dal reddito di cittadinanza, che avrebbe dovuto “abolire la povertà” ed, invece, stando ai numeri, non solo non ha azzerato o ridotto il numero dei poveri, ma addirittura non ha contrastato neanche l’aumento delle persone in difficoltà. C’è un solo antidoto efficace alla povertà, ovvero un sistema economico vitale, che generi lavoro e quindi benessere e che permetta anche di finanziare un welfare efficace, con servizi adeguati per le persone che si trovano in difficoltà. In un’economia stagnante non è possibile mantenere i posti di lavoro o crearne di nuovi, né finanziare in modo sufficiente lo Stato Sociale e per questo è fondamentale una visione di crescita, con politiche industriali, energetiche, infrastutturali, fiscali ed amministrative che siano al servizio di un disegno di sviluppo. Sono poi essenziali le politiche attive del lavoro, che consentano alle persone una migliore connessione con le reali esigenze del sistema produttivo. Per questo l’Ugl guarda con interesse alla nuova misura di Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL), partita in maniera effettiva dal primo settembre, che rappresenta una decisiva inversione di rotta rispetto al passato e che andrebbe estesa anche ai già occupati che vogliano riqualificarsi. Soltanto sbloccando la leva occupazionale e riattivando il mercato del lavoro sarà possibile combattere la povertà e l’esclusione sociale. In questa fase, poi, è fondamentale difendere lavoratori e cittadini attraverso politiche di welfare e misure a sostegno del potere d’acquisto delle retribuzioni, in primis agendo sul cuneo fiscale, e la proroga della riduzione del cuneo anche per il 2024 va certamente nella giusta direzione.