Il presidente del Consiglio è intervenuto in Parlamento in vista del Consiglio europeo: tanti i temi affrontati, dal conflitto israeliano-palestinese, a quello ucraino, passando per la crisi migratoria

«La nostra maggioranza politica è compatta, fatevene una ragione. Il governo ha un orizzonte di legislatura». Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni in Parlamento – il premier è intervenuto prima in Senato, poi alla Camera –, in vista del Consiglio europeo. Tanti i temi affrontati, dal conflitto israeliano palestinese, riacutizzatosi dopo gli attacchi del gruppo terrorista Hamas, il Green Deal, la guerra in Ucraina, che dura ormai da oltre 600 giorni, la crisi migratoria e la conseguente necessità di difendere i confini esterni dell’Unione europea, una priorità condivisa anche a Bruxelles, anche alla luce di quanto sta accadendo in Medio Oriente, con il rischio (concreto) di gesti di emulazione, difficilmente prevedibili («I recenti attentati terroristici in Francia e Belgio hanno evidenziato la necessità di potenziare la cooperazione transfrontaliera», ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, invitando i partner europei ad «intensificare gli sforzi e garantire un rapido ed efficace rimpatrio dei migranti irregolari»). L’intervento ha offerto l’occasione a Meloni per ribadire il posizionamento internazionale dell’Italia in un contesto sempre più difficile: il nostro Paese è al fianco dell’Ucraina – «Non dobbiamo fare l’errore di affievolire il sostegno alla causa» di Kiev, ha ammonito il premier – e di Israele, al quale viene riconosciuto il diritto di difendersi dalla minaccia jihadista. A Tel Aviv si chiede però il rispetto del diritto internazionale e la tutela dei civili palestinesi. «Sono convinta che lavorare concretamente, e con una tempistica definita, a una soluzione strutturale per la crisi israelo-palestinese sarebbe anche il modo più efficace possibile per svelare il bluff di Hamas agli occhi dei palestinesi e contribuire a sconfiggerlo», ha aggiunto il presidente del Consiglio. In Parlamento, Meloni ha rivendicato la decisione del governo di sospendere il Trattato di Schengen sulla libera circolazione con la Slovenia, spiegando che, secondo le informazioni raccolte dai servizi di intelligence, i «maggiori rischi» per l’Italia possono arrivare dalla rotta balcanica. Infine, pur riconoscendo la necessità di «sostenere la doppia transizione diminuendo la dipendenza da paesi terzi», tipo «la Cina», Meloni ha criticato la decisione di «imporre a tappe forzate i provvedimenti del green deal». «Un errore che rischia di impattare su cittadini che potrebbero pagarne il prezzo», ha denunciato il premier, suggerendo invece un «approccio pragmatico alla transizione».