di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Lo abbiamo visto attraverso le terribili immagini in arrivo da Bruxelles, teatro di un attentato islamista nel quale hanno perso la vita due turisti svedesi, andati in Belgio per vedere una partita di calcio e rimasti invece vittime di un terrorista: la crisi mediorientale comporta inevitabilmente non solo ricadute economiche, legate all’approvvigionamento energetico e non solo, e nella politica internazionale, ma sta determinando anche nuovi pericoli in ambito sociale. L’Europa, infatti, ospita molti immigrati di religione islamica ed anche tanti cittadini originari delle aree interessate dal conflitto tra Israele ed Hamas. Non solo: sono in continuo arrivo sulle nostre coste e su quelle degli altri Paesi mediterranei appartenenti all’Ue tante altre persone di origine nordafricana, araba e mediorientale. Inutile negare che in alcune di queste persone il sentimento anti-occidentale sia forte ed altrettanto forte il rischio di infiltrazioni di organizzazioni come l’Isis o la stessa Hamas. Bisogna quindi agire tempestivamente, affinché l’Europa non si trovi a dover fronteggiare una nuova ondata di attentati, e le premesse, dopo pochi giorni di guerra in Israele, non sono affatto buone, con quanto già accaduto nella capitale del Belgio, città che, tra l’altro, rappresenta simbolicamente tutta l’Unione europea. Per affrontare in tempo questo pericolo occorre procedere su vari fronti. Quello della politica estera, con un’Europa capace di mediare e ferma nel difendere i diritti, quello relativo all’autodifesa di Israele, come quello riguardante rispetto dei diritti umani dei palestinesi. Quello della sicurezza, quindi con maggiori controlli nei confronti dei residenti in Europa che abbiano atteggiamenti sospetti, ad esempio sui social, nelle aree di aggregazione, come moschee e centri culturali, per evitare la radicalizzazione ed il proselitismo integralista, con un maggior coordinamento fra le forze dell’ordine degli Stati Ue. Occorre, però, e lo ha detto chiaramente il Premier Meloni, comprendere che ad oggi il lassismo europeo nei confronti dell’immigrazione illegale e la pratica di agire ognuno per sé, non comprendendo che le frontiere meridionali dell’Europa vanno controllate meglio a vantaggio di tutti, sono ancora più intollerabili: che si agisca finalmente, anche modificando leggi e regolamenti ormai inadeguati, per bloccare gli afflussi incontrollati ed accelerare i respingimenti ed i rimpatri, dato che non possiamo più permetterci di fare altrimenti – l’attentatore di Bruxelles era un irregolare sbarcato a Lampedusa – pena un’Europa facile preda del terrorismo. Infine bisogna agire anche sul fronte dell’integrazione, offrendo, a chi arriva in modo legale e vuole vivere rispettando le regole, delle concrete opportunità di inclusione lavorativa e sociale, combattendo sfruttamento e ghettizzazione, onde evitare uno scollamento sociale non solo di per sé ingiusto, ma oggi particolarmente pericoloso perché capace di creare un terreno fertile all’integralismo ed alla radicalizzazione.