di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl
Era, forse, solo questione di tempo? Questo il sospetto, di fronte all’attentato terroristico avvenuto ieri a Bruxelles, in cui sono morti due cittadini svedesi. Chissà quanti tra coloro che in Italia viaggiano quotidianamente in autobus e metro, fanno del loro meglio per non immaginare il peggio. Di certo, non il clima migliore per sventare quel pericolo che è sempre sulla soglia del Vecchio Continente, la recessione.
Tutti i cittadini europei, dal Covid in poi, sono costretti ormai a vivere e, loro malgrado, a fare scelte importanti in un costante clima di paura o per la propria incolumità fisica, e dei propri cari, o per crisi economiche, che scoppiano, una dopo l’altra e sempre più difficili da contrastare, causa inconsistenza o inadeguatezza di stipendi e pensioni. Prima quella innescata dalle contromisure adottate per contenere i contagi da Covid, poi la difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, a seguire l’inflazione e l’impennata del prezzo dei beni energetici, contrastate con il rialzo vertiginoso del costo del denaro e quindi di mutui e prestiti. Infine, l’inflazione non fa in tempo a inviare timidi segnali di raffreddamento che in Medio Oriente scoppia una guerra di devastanti proporzioni.
È importante che la manovra varata in tempi brevi dal Consiglio dei Ministri italiano abbia fatto salvo il taglio del cuneo fiscale e altre misure a sostegno di coloro che vivono di reddito da lavoro e da pensione. Ma quanto sta accadendo dal 6 ottobre in poi, non può non suscitare una domanda. E cioè: «Basterà?».
Mentre Iran e Russia lanciano un allarme sulla possibilità che il conflitto in Medio Oriente possa allargarsi, ipotesi più che sciagurata ma non così inverosimile, sono in corso a Lussemburgo il Consiglio Ue dell’Energia e l’Ecofin sulla riforma del Patto di stabilità. L’obiettivo è arrivare ad un accordo sulla riforma del Patto di Stabilità entro l’anno e sembra prevalere l’idea (francese) di concentrare l’attenzione sulla «sostenibilità del debito», considerando, cioè, la situazione dei differenti Stati membri e con l’obiettivo di «ridurlo gradualmente», successivamente passare alla riduzione del deficit. L’obiettivo, in sostanza, non sarebbe più quello di perseguire il livello più basso possibile di debito pubblico, ma arrivare a un «debito sostenibile», in considerazione della «nuova situazione economica, finanziaria e di bilancio nata dal Covid».
Parole incoraggianti rispetto alle quali sarebbe stato, magari, difficile non essere d’accordo, ma prima del 7 ottobre 2023, giorno della proclamazione dello Stato di Guerra da parte di Israele e dell’assedio alla Striscia di Gaza. L’impressione è che, ancora una volta, Bruxelles si trovi sempre a rincorrere eventi sempre più impattanti per ciò che resta della cosiddetta classe media da un punto di vista economico e sociale.