Maggiorazioni differenziate a seconda delle caratteristiche delle persone

Una delle principali novità della prossima manovra di bilancio è contenuta nel primo dei due decreti attuativi della riforma fiscale. Insieme agli interventi sull’Irpef e sulle detrazioni, il governo ha deciso di mettere in campo una sorta di superbonus in caso di assunzioni stabili. Già nel corso del vertice di Palazzo Chigi di venerdì scorso, il vice ministro all’economia, Maurizio Leo, aveva anticipato che era allo studio un meccanismo sul modello del principio “Più assumi, meno paghi”, diverse volte richiamato dalla stessa premier Giorgia Meloni. Leo, però, non aveva scoperto le carte, limitandosi a confermare l’intenzione di intervenire, senza sciogliere il nodo di come. Si era pensato ad un credito di imposta ed invece l’esecutivo ha puntato sulla maggiorazione del costo ammesso in deduzione. Tale maggiorazione è del 20 o del 30% a seconda della categoria di appartenenza delle persone assunte. In altri termini, se il costo del nuovo dipendente è pari a 100, il datore di lavoro potrà portare in deduzione 120 o 130; un ritorno importante nel momento in cui si andrà a calcolare l’imposta da pagare sui redditi da impresa. Nelle prossime settimane, è atteso un decreto ministeriale per la fissazione dei benefici in rapporto alla tipologia della persona da assumere. L’allegato fa riferimento alle varie tipologie di lavoratori svantaggiati e molto svantaggiati, compresi gli ex percettori del reddito di cittadinanza.