“L’acqua è vita, l’acqua è cibo. Non lasciare indietro nessuno” è il tema scelto per l’edizione di quest’anno

Si celebra oggi la “Giornata mondiale dell’alimentazione” per ricordare l’anniversario della data di fondazione della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, istituita a Québec il 16 ottobre 1945, in concomitanza con la partenza dei lavori del FMA, il Forum mondiale, che affronta i fondamentali temi della sicurezza alimentare, della sostenibilità e dell’azione per il clima. “L’acqua è vita, l’acqua è cibo. Non lasciare indietro nessuno” è il tema scelto per l’edizione di quest’anno e che intende sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficoltà quotidiane di 2,4 miliardi di persone che vivono in Paesi sotto stress idrico. Sono 600 milioni invece le persone che dipendono da sistemi alimentari basati soprattutto sull’acqua e che devono difendere la loro fonte primaria di cibo da inquinamento, dal degrado e dagli impatti dei cambiamenti climatici. «Come tutte le risorse naturali, l’acqua dolce non è infinita», puntualizza la FAO, osservando che «la rapida crescita della popolazione, l’urbanizzazione, lo sviluppo economico e il cambiamento climatico stanno sottoponendo le risorse idriche del pianeta a uno stress crescente». Le riserve d’acqua dolce non sono infinite e non sono neanche abbondanti: soltanto il 2,5% di tutta l’acqua presente sulla terra è dolce e la stragrande maggioranza viene usata per l’agricoltura (72%). «L’insicurezza alimentare non è solo scarsità di cibo: è anche mancato accesso all’acqua e la Giornata Mondiale dell’Alimentazione di quest’anno è, opportunamente, dedicata proprio a questo aspetto», ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo all’apertura dei lavori, nella sede della FAO, a Roma. Secondo il capo dello Stato, «la sfida per vincere la piaga della fame, un imperativo morale, prima ancora che socio-economico, può e deve essere vinta rimettendo al centro l’impegno multilaterale, la capacità delle Nazioni Unite di operare una sintesi efficace del capitale umano, tecnologico e finanziario dei singoli Stati impiegandolo laddove è più necessario, creando in tal modo uno sviluppo durevole».