di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Si è svolta a Roma la conferenza, organizzata dall’Istituto “Stato e Partecipazione” e dall’UGL, dal titolo “Partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Sviluppi e prospettive”, trasmesso in diretta Facebook sulla pagina UGL Confederazione, che ha riunito esponenti politici, esperti di diversa estrazione intorno ad un tema per l’UGL fondamentale e fondante. Un’occasione per fare il punto sull’attuale situazione nazionale e sulle prospettive della mancata attuazione dell’art.46 della Costituzione. La partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese è parte fondamentale di quel #viaggionelfuturo in cui l’UGL è impegnata in questi mesi, attraverso i congressi territoriali e nazionali, in vista del Congresso Confederale, con l’obiettivo di costruire un nuovo modello sindacale.
L’UGL da sempre fa e ha fatto della partecipazione la sua bandiera, è un’eredità che si tramanda di padre in figlio. Un principio che oggi non è più “solo” una bandiera, ma uno strumento praticato e attuato con successo in diversi Paesi, che quindi può essere raccontato, che può essere oggetto di confronto e può rispondere a esigenze sempre più sentite e irrisolte, almeno in Italia. Della partecipazione possono vantarsi nazioni e sistemi industriali in termini di democrazia economica. Era semplicemente inimmaginabile decenni fa in Italia che il Ceo del Gruppo Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, potesse manifestare l’idea di rendere possibile la partecipazione agli utili da parte dei lavoratori come ulteriore forma di retribuzione. Oggi la partecipazione è una realtà, ma deve pienamente concretizzarsi, almeno in Italia.
Puntare al pieno coinvolgimento dei lavoratori alla gestione e agli utili dell’impresa, i quali derivano proprio dalle attività delle risorse umane, che sono da intendersi come il vero grande patrimonio di cui le aziende dispongono, è la chiave di volta di molti problemi di cui si dibatte oggi, dal salario minimo alla produttività. Siamo un Paese che vanta eccellenze industriali in tutti campi, fatto che rende del tutto possibile attuare l’articolo 46 della Costituzione italiana. I lavoratori, se maggiormente coinvolti, contribuirebbero alla gestione delle aziende, proprio nell’ottica della produttività, necessaria alla sopravvivenza ed alla crescita dell’impresa nella quale operano, nella prospettiva di un solido radicamento sul territorio, al contrario delle multinazionali che trasferiscono senza ripensamenti interi stabilimenti industriali sulla base di logiche di dumping sociale. Quindi la partecipazione anche come freno e argine al depauperante e desertificante fenomeni delle delocalizzazioni.
Il nostro auspicio è che, attraverso un dibattito come quello di oggi, si possa arrivare ad una sintesi che rappresenti al meglio l’esigenza di normare la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese in Italia, anche con il contributo dell’Istituto “Stato e Partecipazione” e dell’UGL stessa.