Le regioni del Mezzogiorno faticano a spendere risorse del Fondo sviluppo e coesione

L’articolo 1 del decreto-legge 124/2023 introduce lo strumento dell’Accordo per la coesione in luogo dei Piani di sviluppo e coesione. Lo strumento è finalizzato alla attuazione degli interventi legati alle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione nell’ambito della programmazione 2021-2027. Il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) si caratterizza per la sua durata pluriennale; nella destinazione delle risorse disponibili si impiega la cosiddetta chiave di riparto per effetto della quale l’80% è destinato alle aree del Mezzogiorno. Al momento, la dotazione del Fsc è di 75,8 miliardi di euro. L’obiettivo di allineare gli interventi del Fsc al Pnrr risponde alla logica di cercare di rendere effettiva la spesa, alla luce della storica difficoltà di calare gli investimenti sul territorio. È appena il caso di ricordare che la spesa certificata relativa alla programmazione 2013-2020 è pari a poco più di un terzo delle risorse effettivamente disponibili. Con riferimento al riparto, è fondamentale agire affinché le risorse assegnate siano effettivamente spese, superando il mero criterio dell’imputazione programmatica. In questo senso, occorre rafforzare l’attività di assistenza tecnica, favorendo un salto di qualità della stessa anche attraverso il rafforzamento dei poteri sostitutivi e la semplificazione delle procedure. La possibilità per le regioni di variare la quota percentuale di finanziamento viene rimandata ai singoli Accordi, senza la preventiva autorizzazione del Cipess.