di Francesco Paolo Capone Segretario Generale Ugl

Il cosiddetto “carrello tricolore” o la “spesa tricolore”, al via da domenica 1° ottobre fino al 31 dicembre, che ha dato fastidio ai soliti noti anche a causa dell’aggettivo troppo patriottico, sta suscitando polemiche. La spesa complessiva degli italiani negli ultimi due anni, anni di varie e straordinarie crisi, è cresciuta del 25%. Un salto davvero insostenibile, che si è aggiunto all’impennata di altre voci di spesa, a causa dell’inflazione, della crisi delle materie prime, all’impennata dei prodotti energetici, alla guerra in Ucraina e agli strascichi della precedente e contigua crisi, quella innescata dalle misure anti-Covid, non ancora del tutto riassorbita. Coop Italia, insieme ad altri soggetti, comprese associazioni di consumatori, considerano un «pannicello caldo» il carrello tricolore, cioè l’iniziativa del governo Meloni, ovvero una sperimentazione a beneficio dei consumatori, che si sostanzia in prezzi fissi, promozioni, carrelli a prezzo scontato o unico, con alimenti scontati riconoscibili sugli scaffali dei supermercati, grazie all’esposizione del logo del “trimestre anti-inflazione”.
L’adesione alla sperimentazione è volontaria ed è stata sancita a Palazzo Chigi il 28 settembre con la firma di un decreto speciale, a cui hanno aderito finora oltre 23 mila punti vendita. Altri, si potranno o si vorranno aggiungere a breve, soprattutto per quanto riguarda i negozi al dettaglio e le singole attività commerciali. Al di là del successo o meno dell’iniziativa, che nei primi tre giorni di sperimentazione è difficile da rilevare con rigore scientifico, il fatto che qualcuno si lamenti denota scarsa onestà intellettuale. Facile.it e Consumerismo No profit hanno analizzato le principali voci di spesa familiare, risultato: l’assicurazione di un veicolo a quattro ruote oggi costa il 26% in più rispetto al 2022, quella sue due ruote +41%, il pieno di benzina, nonostante le iniziative per calmierarlo, in media è cresciuto del 21% in più rispetto al 2022 (il 10% in più per il diesel), la bolletta elettrica nel mercato tutelato a una famiglia costa il 18% in più rispetto al 2019. E così via. È un ritmo insostenibile, guardando agli stipendi e alle pensioni degli italiani, in media più bassi rispetto a quelli degli altri partner Ue, e lo è ancora di più di fronte alla loro complessiva perdita di potere d’acquisto.
Come Ugl, chiediamo al governo di continuare su questa strada, non badando a polemiche soltanto strumentali, e di rendere strutturale anche il taglio del cuneo contributivo, partendo dai redditi medio-bassi e rivedendo l’attuale meccanismo che finisce per penalizzare le fasce immediatamente vicine alle soglie indicate di 25mila e di 35mila euro. È fondamentale concentrare le ben note poche risorse disponibili sul taglio del cuneo fiscale sul lavoro perché può incentivare le assunzioni e riattivare il mercato del lavoro di conseguenza rianimare il mercato interno a rischio di recessione. Tutto si tiene.