di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Ad un’Italia in costante declino demografico, il governo risponde con un pacchetto di aiuti alle famiglie. Se non cambieranno le cose, infatti, nel 2050, una data non così lontana, un italiano su tre avrà più di 65 anni, mentre attualmente, e già oggi il nostro è un Paese anziano, gli over-64 sono meno di un quarto della popolazione. Queste le previsioni dell’Isat. Nel 2030, con l’attuale tendenza demografica, la popolazione scenderà dagli attuali 59 milioni a 58, per poi continuare a diminuire costantemente, fino a ridursi a 45 milioni circa nel 2080. Ma non è tanto il dato del numero complessivo dei residenti ad allarmare, quanto il rapporto fra giovani e anziani: anche nel 1945 la popolazione complessiva non superava i 45 milioni, ma allora l’età media era decisamente più bassa, con tutte le conseguenze del caso su sistema sanitario e pensionistico. E poi sulla disponibilità di forza lavoro: se oggi ci sono circa tre persone in età attiva ogni due che non lo sono, tra minori e anziani, nel 2050 il rapporto sarà di uno a uno. Ripercussioni, poi, sulla composizione delle famiglie, sempre più piccole e spesso composte da una sola persona, quindi anche più fragili, sullo spopolamento delle aree interne, sulla perdita di identità e vitalità, in sintesi sulla società in generale. Una situazione preoccupante, quindi, e scaturita da tante cause, anche di tipo culturale, ma che riflette anche e soprattutto le difficoltà economiche delle giovani generazioni e la carenza di un adeguato sistema a sostegno delle famiglie e della genitorialità, sia pubblico, mediante il welfare, che privato, nelle aziende. Una tendenza, fra l’altro, che non riguarda solo gli italiani, ma che “contagia” anche gli immigrati che si stabiliscono nel nostro Paese. Ora l’Esecutivo sta cercando di affrontare la questione demografica mediante un pacchetto di aiuti alle famiglie che sarà inserito nella prossima manovra finanziaria, per potenziare fra l’altro anche l’assegno unico, perché, come ha affermato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, il governo «deve rispettare gli impegni assunti e tra questi noi consideriamo una priorità il rilancio della natalità. La denominazione del ministero di cui è titolare Roccella non è un’etichetta ma un impegno per tutto il governo». Un aiuto economico aggiuntivo a partire dal secondo figlio, perché sempre più coppie, pur volendo una famiglia più numerosa, spesso dopo il primo si fermano, per ragioni economiche. Ma anche un supporto organizzativo, per questo nel pacchetto si prevedono anche nuove figure professionali nei consultori per il sostegno alla maternità, per ricostruire attraverso i servizi sociali quella che un tempo era la rete parentale. E poi per favorire il ritorno delle donne nei luoghi di lavoro dopo la maternità ed incentivare le iniziative di conciliazione delle aziende. Perché, come affermato dalla ministra Roccella, la maternità deve tornare ad avere un «valore sociale».