di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl
La questione migratoria sta mostrando in tutta evidenza le distanze profonde fra i Paesi europei, in particolare adesso, quando gli interessi nazionali si sommano a quelli politici, a poca distanza dalle elezioni per l’Europarlamento, che si terranno a primavera. Da un lato la retorica dell’accoglienza e le reprimende all’Italia, sempre accusata di non fare abbastanza, dall’altro l’evidente arroccamento dei “grandi” dell’Ue, Francia e Germania, non a caso Stati guidati da formazioni di centrosinistra, che criticano i cosiddetti “sovranismi”, ma serrano le proprie frontiere. Lasciando così al nostro Paese, penalizzato, in questi anni, dalla propria posizione geografica, l’onere di doversi far carico, da solo, di salvataggi, rapporti difficili con le Ong – spesso battenti bandiera proprio degli Stati in questione – procedure di identificazione, accoglienza e rimpatri. Mentre la nostra sinistra, come spesso accade, sembra tifare per gli alleati politici transalpini, invece di far fronte comune per affrontare un problema che riguarda tutti gli italiani. Un problema, quello della massa di migranti che sbarcano sulle coste italiane, che rappresenta il vero grande scoglio sul quale rischia di infrangersi, come ha ricordato anche Borrell, l’Unione europea e che costituisce l’unica questione capace di impensierire concretamente il governo italiano, che sugli altri temi politici, sociali ed economici in questo primo anno ha dimostrato di sapersi districare più che bene. L’Europa, che non ha esitato ad elargire fondi di tutto rilievo alla Turchia di Erdogan per controllare i confini sud-orientali dell’Unione, solo da pochi giorni ha annunciato che saranno sbloccati i quelli in favore della Tunisia, per dar seguito all’accordo con lo stato nordafricano anche al fine di gestire il flusso migratorio. Grazie anche ai buoni rapporti intessuti da Giorgia Meloni a Bruxelles, in particolare con Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione ed esponente della CdU tedesca. A chiarire quanto sta accadendo, anche le reazioni alla recente visita di Papa Francesco in Francia, con un’opinione pubblica tiepida nei confronti del Pontefice e dei suoi appelli per l’accoglienza ed una stampa, di sinistra e non certo sostenitrice di Marine Le Pen, basti pensare a Le Monde, a dichiarare che «Emmanuel Macron e Papa Francesco hanno due visioni divergenti dell’immigrazione», come a dire giustamente rigoroso il primo, troppo permissivo il secondo. Difficile non vedere del cinismo dietro queste prese di posizione, sia verso i migranti, abbandonati nelle mani degli scafisti, che verso l’Italia, vista più come una nazione avversaria che come uno Stato membro della stessa Unione. Interessi politici, a cui, fra l’altro, in questi tempi di guerra sul Continente, si aggiungono le strategie delle altre potenze mondiali. Forse saranno proprio le elezioni Ue a districare finalmente questi nodi irrisolti e l’auspicio è che con una nuova visione dell’Unione – il passato a guida progressista non c’è riuscito, potrebbe invece farlo un futuro conservatore – si comprenda finalmente che i confini italiani sono in realtà i confini europei, da gestire insieme per garantire sicurezza e legalità per tutti.