Più soldi in busta paga se si decide di posticipare, ma attenzione ai conti

In forte ritardo sulla tabella di marcia, l’Inps sblocca la procedura introdotta con l’ultima legge di bilancio che prevede un incentivo per chi, pur avendo maturato i requisiti per andare in pensione con Quota 103, decide di restare a lavoro, posticipando l’uscita. La misura, che ricorda per molti versi l’analoga iniziativa presa quasi venti anni fa dall’allora ministro Roberto Maroni, prevede il riconoscimento direttamente in busta paga dei contributi previdenziali. La differenza rispetto al passato è che allora la quota di contributi interessata era quella riferita al datore di lavoro, in pratica il 33%, mentre ora è quella di competenza del lavoratore, che è di poco superiore al 9%. Considerando che, nel frattempo, è anche intervenuto il taglio del cuneo contributivo, a conti fatti la misura diventa appetibile soprattutto per chi ha redditi sopra i 35mila euro lordi. Per un reddito intorno ai 40mila euro, si tratterebbe di un beneficio economico quantificabile in circa 300 euro al mese. L’Inps stima una platea potenziale di interessati intorno alle 50mila unità, però è tutta verificare l’effettiva adesione, in quanto aderire significa mettere in conto di avere un assegno pensionistico un poco più basso. Verrebbero a mancare, in pratica, un anno e dieci mesi di contributi previdenziali, visto che Quota 103 prevede 41 anni di contributi versati, 22 mesi in meno rispetto alla pensione anticipata.