Invariati anche nel Regno Unito

La Federal Reserve – la banca centrale degli Stati Uniti d’America – ha confermato le attese degli analisti, lasciando invariati i tassi d’interesse sui livelli di luglio, quando il board aveva innalzati di un quarto di punto, portandoli al 5,25-5,5%: il livello più alto da 22 anni. Che sia la fine della stagione dei rialzi lo ha escluso lo stesso presidente della Fed Jerome Powell in conferenza stampa, spiegando che la banca centrale manterrà una politica monetaria restrittiva per il tempo necessario per assicurare il raggiungimento dell’obiettivo di un’inflazione al 2%, anticipando che non sono esclusi rialzi nelle ultime due riunioni dell’anno. Comunque sia, secondo ma Fed, la crescita economica americana appare “solida”, tanto da innalzare le stime di crescita per il 2023 dal +1% avanzato a giugno al +2,1%. Nel frattempo, sulla scia della Fed, anche la Bank of England ha deciso di lasciare invitati i tassi di interesse, al 5,25%, dopo 14 rialzi consecutivi. Al contrario, nel corso dell’ultima riunione del Consiglio direttivo – temutasi il 14 settembre – la Banca Centrale Europea ha effettuato un ulteriore rialzo, portando i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, quelli sulle operazioni di rifinanziamento marginale e quelli sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%. «L’inflazione continua a diminuire, ma ci si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato – ha spiegato il board motivando i nuovi rialzi -. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine».