di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

L’intelligenza artificiale ed il suo impatto sul mondo del lavoro è uno dei temi dei nostri giorni. Basti pensare, ad esempio, al caso Hollywood, sicuramente dal grande impatto mediatico e punta di un iceberg di cambiamenti in grado, nel prossimo futuro, di riguardare i settori e le professioni più disparate. Se ne sta occupando, dimostrando una certa sensibilità al tema, il governo ed in particolare il premier Meloni, che già al G20 di New Delhi aveva affrontato la questione in una serie di incontri bilaterali con i leader mondiali, affermando la necessità di un coordinamento internazionale sull’IA, per cercare di cogliere i benefici di questa nuova tecnologia, evitando però una «pericolosa disumanizzazione». L’argomento sarà oggetto di un focus specifico nell’ambito del prossimo G7, che si svolgerà in Puglia nel 2024, ed è stato affrontato dal Presidente del Consiglio anche nel corso del suo intervento di stanotte all’Onu: «Le applicazioni di questa nuova tecnologia rappresentano sicuramente una grande opportunità in molti campi, ma non possiamo fingere di non comprendere anche gli enormi rischi che porta con sé». Ora Walter Rizzetto, esponente di Fratelli d’Italia, ha annunciato l’avvio di un’indagine conoscitiva sul fenomeno che sarà portata avanti dalla Commissione Lavoro della Camera, di cui è presidente. Uno studio che sarà «non pregiudiziale». Perché se è vero, e certamente lo è, che bisogna evitare le ricadute occupazionali negative di questa rivoluzione tecnologica, ossia il rimpiazzo tout court dei lavoratori in carne ed ossa con sostituti digitali, un pericolo concreto non solo dal punto di vista lavorativo e sociale, ma anche in tema di libertà più generali e tutela degli esseri umani, che devono essere al centro di ogni azione politica, è anche vero che questo strumento – se ben utilizzato – potrebbe anche rivelarsi positivo per il mondo del lavoro. Pensiamo ad esempio alle possibili applicazioni dell’IA e delle nuove tecnologie nell’ambito della salute e sicurezza sul lavoro, come l’uso di robot e droni per le manutenzioni più rischiose di ponti, tralicci, zone a rischio frane, ambienti contaminati, cisterne, condotti. I droni per supportare le attività di controllo dell’Ispettorato del Lavoro con ricognizioni, ad esempio, nel settore agricolo, nei siti industriali e nei cantieri edili. L’IA per le strategie di manutenzione predittiva, ovvero calcolare la probabilità che avvenga un malfunzionamento, in base ai dati raccolti e poi analizzati da algoritmi appositi, in modo da eseguire le necessarie riparazioni prima del verificarsi di un’emergenza. L’Eni, ad esempio, sta utilizzando dei caschi con realtà aumentata per migliorare la percezione del rischio dei lavoratori e, quindi, evitare incidenti. Così come, in caso di guasti o inconvenienti, può essere utilissima la possibilità di un collegamento da remoto con operatori esperti o con la stessa intelligenza artificiale per sapere il da farsi. In sostanza, l’IA è un mezzo come tanti altri, anche se nuovo e carico di incognite. La vera sfida non sta nel bloccarne l’avanzamento, ma nel conoscerla e quindi evitarne i rischi, utilizzandola in modo socialmente responsabile.