Il ministro dell’Interno è intervenuto all’indomani dell’approvazione delle nuove misure per gestire i flussi migratori. Meloni a New York: porterà la questione migranti all’assemblea Onu
«Il blocco navale potrebbe rientrare nell’Agenda Meloni, come ha spiegato il premier, se si completasse la missione Sophia», la prima operazione militare di sicurezza marittima lanciata dall’Unione europea nel Mediterraneo centrale. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo a “Ping Pong”, in onda su RadioUno, all’indomani del Consiglio dei ministri che ha varato un nuovo pacchetto di misure per la gestione dei flussi migratori. Che, nelle ultime settimane, stanno mettendo a dura, durissima prova il sistema di accoglienza italiano, fino a diventare un problema di dimensione europea (domenica la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in visita a Lampedusa, epicentro della crisi, ha annunciato un piano in dieci punti per risolvere la situazione). «Fermandosi a degli step intermedi», la missione Sophia «fece da pull factor», portando «qui 44mila migranti in più raccolti dalle nostre navi militari», ha osservato il titolare del Viminale, aggiungendo però che «la terza fase della missione prevedeva la possibilità, in accordo con Paesi come la Tunisia, di dispositivi congiunti per la restituzione delle persone che partono e questo sarebbe la piena realizzazione del blocco navale». Ieri, scrivevamo, il Consiglio dei ministri ha approvato nuove misure di contrasto all’immigrazione illegale, incluso il prolungamento dei tempi di permanenza nei Centri per il rimpatrio, da 6 fino ad un massimo di 18 mesi. A chi ha sollevato qualche dubbio sulla legittimità del provvedimento, il ministro dell’Interno ha fatto notare che il governo si è limitato a mettere in pratica una direttiva europea. Niente di più, niente di meno. «La norma sui Cpr è contenuta all’interno di una cornice europea che prevede la possibilità del trattenimento fino a 18 mesi. Nulla di complicato riguardo al rispetto dei diritti delle persone», ha detto Piantedosi. «Ho condiviso l’obiettivo con il collega Crosetto per avere la disponibilità del genio militare per la rapida realizzazione delle strutture sul territorio in modo da rafforzare la capacità dello Stato di espulsione: è una cosa che ci chiede l’Europa. È fortemente previsto dalle normative ed è stata sempre una delle raccomandazioni che l’Europa ha fatto all’Italia», ha quindi concluso il ministro.