di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Il dramma di Lampedusa, con la massa crescente di arrivi degli ultimi giorni non lascia adito a dubbi: è il momento di cambiare, per dare una svolta alla gestione delle migrazioni verso l’Italia, che stanno mettendo a dura prova il nostro Paese, tanto che anche la sinistra, un tempo sostenitrice della teoria in base alla quale questa non è un’emergenza, né ci sono numeri oltre i quali la gli arrivi diventano insostenibili per l’Italia, ora invoca, invece, “soluzioni”, per altro con proposte piuttosto fumose. Oggi il CdM sulla materia prova invece a dare risposte concrete, mediante regole più stringenti per contrastare l’immigrazione clandestina, mentre anche dall’Europa qualcosa sembra muoversi, ma sempre in modo piuttosto contraddittorio. Il premier Meloni sta provando a costruire soluzioni condivise, per evitare che si ripeta il solito mantra della mancanza di solidarietà europea nella gestione dei confini associata alla critica alle soluzioni proposte dall’Italia. Stavolta, questo sembra essere il fine del Presidente del Consiglio, anche grazie al bagaglio di credibilità conquistato sul fronte economico e della politica internazionale, tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità, perché il problema non può essere considerato nazionale, ma deve essere avvertito e quindi affrontato come europeo. L’auspicio è che questa strategia porti a frutti concreti, possibilmente nel breve termine. Ieri Ursula Von der Leyen si è recata a Lampedusa insieme a Giorgia Meloni, per sostenere l’Italia annunciando un piano in dieci punti sulle migrazioni: «L’immigrazione illegale è una sfida europea e ha bisogno di una risposta europea», «decidiamo noi chi deve entrare in Europa non certo i trafficanti», questo il pensiero comune delle due leader. Il piano Ue prevede il supporto all’Italia attraverso Frontex, intensificando da un lato la sorveglianza aerea e navale, ma anche con la possibilità di attivare nuove missioni navali come Sophia. Fra i punti anche un sostegno al meccanismo volontario di solidarietà ed un potenziamento della lotta contro i trafficanti mediante nuove normative, tramite il sequestro e la distruzione delle imbarcazioni utilizzate per il traffico ed una maggiore collaborazione con i Paesi di origine e transito. Sul fronte dei rimpatri, un rafforzamento dei rapporti con i Paesi d’origine e un affiancamento con il personale dell’Agenzia Ue per l’asilo, per accelerare i processi di esame delle domande e quindi il respingimento dei non aventi diritto, in collaborazione anche con le agenzie Unhcr e Oim dell’Onu, per la protezione dei migranti nella fase di rimpatrio. La creazione di corridoi umanitari per favorire ingressi legali e disciplinati ed infine l’attuazione concreta del memorandum d’intesa con la Tunisia. L’auspicio è che l’Europa, al di là degli interessi dei singoli Stati e dei vari partiti, alla soglia delle elezioni Ue, stavolta voglia realmente fare squadra per affrontare un problema che riguarda tutti noi, non solo il nostro Paese, ma l’intero continente. Staremo a vedere.