Forte attenzione sul versante delle minime e della rivalutazione degli assegni

Più che di certezza, si può parlare di sensazione. Viste le condizioni complessive dei conti pubblici e tenuto conto del fatto che l’interlocuzione fra governo e parti sociali è ancora in corso, nella prossima legge di bilancio difficilmente si troverà una riforma previdenziale a tutto tondo, ma soltanto dei ritocchi, peraltro in linea con le richieste avanzate soprattutto da Cisl e Ugl. Andando per ordine, lunedì prossimo è in calendario l’ultimo dei quattro incontri promossi dall’osservatorio sulla spesa previdenziale con sindacati e associazioni datoriali. Qualche giorno dopo, la ministra Marina Calderone dovrebbe avere sul suo tavolo il dossier finale con gli elementi critici e le possibili soluzioni, argomenti che poi andranno sul tavolo di confronto politico. A quel punto, però, si sarebbe già in piena legge di bilancio, per cui tutto lascia presagire che, piuttosto che fare una riforma poco ragionata rischiando qualcosa di simile al fenomeno degli esodati della Fornero, l’esecutivo potrebbe puntare a rinnovare quota 103, ape sociale e opzione donna, molto probabilmente con qualche ritocco. Capitolo a parte, invece, per quanto riguarda le pensioni in essere, con l’attenzione che si sta concentrando sulle pensioni minime e sulla rivalutazione degli assegni pensionistici. L’inflazione che continua a restare alta sta infatti erodendo in maniera significata il potere d’acquisto.