Levata di scudi Bce contro tassa extraprofitti. «Mina capacità tenuta banche da shock». ABI: «Vulnus su fiducia mercato finanziario italiano»

Prima l’Abi, poi la Bce: una vera e propria levata di scudi contro il governo italiano e l’introduzione nel dl Asset della tassa straordinaria sugli extraprofitti delle banche. «Può portare a una frammentazione del sistema finanziario europeo a causa della natura eterogenea di tali imposte per il settore bancario. Il rischio di una doppia imposizione per gli enti creditizi che operano anche attraverso succursali in altre giurisdizioni, in cui si riscuote ugualmente un’imposta straordinaria, può rappresentare un’ulteriore fonte di tale frammentazione», ha scritto la Bce nel suo parere. Eppure, la stessa Bce ha desunto «che l’ammontare dell’imposta straordinaria non eccederebbe in nessun caso la quota dello 0,1% delle attività totali relative all’esercizio finanziario antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023», ma non è del tutto chiara a cosa si riferisca «la nozione di attività totali». La Bce rileva, però, che nel dl non è spiegata la ratio del provvedimento, che l’imposta potrebbe incidere sulla capacità di trasmissione della politica monetaria. La quale, aggiungiamo noi, ha portato a un aumento dei tassi di interesse in un anno ben oltre il 4%. Addirittura, «un’imposta straordinaria al settore bancario» potrebbe diminuire «la capacità di tenuta di fronte a shock economici» degli enti creditizi. C’è da sapere che l’aumento, deciso a luglio dalla BCE, dei tassi interbancari è arrivato al 4,25% e l’Euribor, tasso sulla cui base sono decisi quelli variabili, in agosto è arrivato al 3,77. La levata di scudi e di allarmi per un’imposta straordinaria che non supererà lo 0,1%, per stessa ammissione della Bce, non è un po’ troppo?