di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

È un dilemma che ancora non abbiamo risolto e che va ben al di là della comoda, e molto inventata, diatriba tra europeisti e antieuropeisti: o l’Europa decide di fare politica o si limita a svolgere un ruolo puramente burocratico.
Si parla molto poco, e sicuramente non a caso, di quanto sta accadendo in Grecia, Paese guidato dal primo ministro Kyriakos Mitsotakis e in cui sta montando la protesta contro le carte d’identità biometriche. Nonostante le rassicurazioni del Primo Ministro, in merito al fatto che le nuove carte non conterrebbero né chip né telecamere, ieri migliaia di persone hanno protestato contro il rischio di «schiavitù elettronica» e di «controllo degli individui». La procedura per l’ottenimento delle nuove carte d’identità dovrebbe iniziare il 25 settembre, secondo il dettato delle normative europee. Ogni Stato membro dell’UE dovrà emettere nuove carte d’identità biometriche entro il 2026, secondo i termini del testo adottato nel 2019.
È questa a tutti gli effetti più un’Europa delle scadenze che dei valori e dei principi. Pensando a tutti gli altri obiettivi irrealistici che da qui al 2050 si dovranno realizzare e che, nel frattempo, rischiano di falcidiare settori produttivi, mercati, società, cittadini, l’Europa mostra il suo volto più tecnico-economico che sociale.
Il premier Giorgia Meloni, il cui governo non a caso è riuscito a suscitare in Europa qualche dubbio e ripensamento sull’introduzione dell’auto elettrica, ha dichiarato oggi in un’intervista ad Alessandro Sallusti, contenuta nel libro “La versione di Giorgia”, e del quale il Corriere della Sera ha pubblicato un estratto, che c’è non solo il bisogno, ma il «dovere» di provare a cambiare questa Europa e quindi la maggioranza attuale che la governa. Una maggioranza così eterogenea da essere priva di visione o, aggiungiamo noi, animata da convinzioni talmente ideologiche da essere aberranti, come ad esempio nel caso dell’auto elettrica, delle “case green”, degli imballaggi, della pesca, del Nutriscore.
Come sindacato, siamo convinti che le grandi sfide economiche e geopolitiche attuali impongano all’Europa di archiviare definitivamente la stagione delle politiche di austerità e dei tagli alla spesa pubblica, quindi il vecchio Patto di Stabilità sospeso solo “grazie” alla crisi economica innescata dal Covid, che hanno rallentato la crescita e causato un aumento della disoccupazione. La transizione energetica e digitale, l’avanzamento dei Brics e la crisi nell’approvvigionamento delle materie prime, impongono di plasmare un nuovo quadro normativo orientato, un nuovo Patto di Stabilità, ispirato ai criteri di flessibilità al fine di incoraggiare la ripresa e la creazione di nuovi posti di lavoro. È questo il momento di scegliere in vista delle elezioni politiche del 2024: o Europa o Euroburocrazia.