Per viceministro Esteri «crisi è lungi dall’essere risolta»

L’indomani dell’attacco missilistico russo su un mercato a Kostiantynivka, nella regione di Donetsk, che ha ucciso almeno 17 persone e dell’accusa da parte delle autorità rumene della possibile caduta nel proprio territorio di resti di un drone di Mosca, la Russia torna a evocare il rischio di conflitto nucleare con le forze occidentali. Stavolta a dirlo, nell’ambito di un seminario a Bishkek, è stato il viceministro degli Esteri, Sergey Ryabkov. «Le misure di risposta che abbiamo dovuto adottare, tra cui l’importante aspetto di proteggere la sicurezza esterna lungo l’asse occidentale, sono state utilizzate dai nostri avversari come pretesto per iniziare a esercitare pressioni militari sulla Russia – ha spiegato Ryabkov –, questa pressione è pericolosamente in equilibrio sull’orlo di un conflitto militare diretto tra le potenze nucleari. La crisi odierna è lungi dall’essere risolta e presenta il rischio di un’ulteriore escalation». La retorica non è nuova e già nella giornata di ieri il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aveva sostenuto la tesi secondo cui gli Stati Uniti siano interessati al proseguimento del conflitto, circostanza in qualche modo confermata dalla visita in quelle ore a Kiev del segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Per quanto riguarda le notizie provenienti dal teatro di guerra, oggi il capo dell’Amministrazione militare regionale di Zaporizhzhia ha riferito che il distretto è stato colpito questa mattina con «armi balistiche», secondo attacco russo nell’area negli ultimi due giorni.