di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

L’assente o la scarsa sicurezza possono colpire, sempre. Il fatto che, a Brandizzo si sia consumata una strage sul lavoro, non impedisce che altre possano verificarsi. Infatti, le cronache riportano che nelle ultime 24 ore dobbiamo contare un decesso, a Corchiano, e a Genova un ferito grave sul lavoro.
È notizia di ieri che la testimonianza dell’impiegata delle Ferrovie dello Stato che la sera del 30 agosto era operativa alla sala controllo di Chivasso, considerata testimone chiave dell’inchiesta sulla morte dei cinque operai della Sigifer di Borgo Vercelli, è stata nuovamente confermata, aggiungendo alla vicenda dei contorni molto preoccupanti, perché di larga scala. «L’ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno». I suoi avvertimenti sarebbero rimasti inascoltati, circostanza che avrebbe portato al tragico schianto. I magistrati devono quindi approfondire i dubbi in merito a una prassi, di cui hanno parlato gli stessi operai ai pubblici ministeri, e che sarebbe comune in cantieri di questo tipo: anticipare i lavori il più possibile per evitare alle aziende appaltatrici di incorrere in salate penali. La prassi prevede che le squadre di operai si piazzino sui binari prima dell’orario concordato per avvantaggiarsi con il lavoro, evitando di finire in ritardo e di far pagare alle imprese, per cui lavorano, penali altissime. In sostanza, si accettano di operare in una situazione di pericolo, contando su una “sorveglianza a vista” e a voce.
Al di là delle reali e precipue responsabilità che devono essere ancora accertate nella tragedia di Brandizzo, è necessario capire che la sicurezza sul lavoro non è un traguardo che, una volta raggiunto, diventa acquisito. Sono percorsi individuali e collettivi che non si devono interrompere mai. Le responsabilità sono multiple e sono in capo ai singoli, ai lavoratori, agli imprenditori, ai contesti in cui si opera e alle istituzioni. È sufficiente che a mancare sia uno degli anelli della “catena della sicurezza” per rendere più probabile una tragedia.
Non è un caso se siamo in presenza, da anni, di una vera e propria strage quotidiana sul lavoro, intollerabile, ed è per questo, come Ugl, che chiediamo da sempre una molteplicità di interventi: alle istituzioni locali e nazionali di implementare le misure in materia di sicurezza sul lavoro, di intensificare i controlli attraverso un maggior coordinamento delle banche dati e rafforzare la prevenzione. Così come, di investire maggiori risorse per garantire una formazione adeguata e continua sulla sicurezza.
L’Italia ha bisogno di costruire una cultura della sicurezza, fin dalle scuole elementari. Un grande percorso virtuoso che non deve e non dovrà interrompersi mai e aggiornarsi sempre.