Erdogan: «Mosca pronta a rilanciare iniziativa sul grano»

È il giorno dell’incontro a Sochi tra il presidente russo Vladimir Putin e l’omologo turco, Recep Tayyip Erdogan. Un vertice importante – che lo stesso Putin al termine ha definito «un successo» – da una duplice prospettiva, innanzitutto per il tema al centro dell’agenda: riaprire l’accordo sul grano, da cui Mosca ha deciso di ritirarsi nel mese di luglio. Erdogan si è detto ottimista: «La Russia è pronta per il rilancio dell’iniziativa. Abbiamo preparato alcune proposte insieme all’Onu. Credo che con questo processo si potranno ottenere risultati positivi e in tempi brevi». Già all’avvio del faccia a faccia (all’incirca quando erano le 12 in Italia), Putin aveva manifestato la possibilità di ridiscutere l’intesa sulle esportazioni di grano dal Mar Nero (se si rimuovono le sanzioni all’export russo, ha poi aggiunto più tardi). L’altro aspetto interessante del vertice di oggi è che, sebbene i contatti più o meno diretti tra i due leader siano stati costanti in questo periodo, quella di oggi è pur sempre la prima visita di un presidente di un paese Nato in Russia da quando è iniziata la guerra in Ucraina. Certo, l’incontro è anche servito per parlare delle relazioni energetiche tra Ankara e Mosca, per cui Putin ha osservato che si stanno facendo «passi in avanti». I colloqui sono durati tre ore. Alla fine il presidente russo ha riferito che Mosca «è vicina a un accordo con sei paesi africani» per «derrate alimentari gratuite e logistica delle forniture». Per quanto riguarda il conflitto, oggi la Romania ha smentito «categoricamente» la notizia che droni russi siano caduti sul proprio suolo, perciò in territorio Nato. A dare questa notizia era stato il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko. Ma il ministero della Difesa di Bucarest ha precisato che «in nessun momento» gli attacchi russi vicino al confine «hanno generato una minaccia militare diretta al territorio nazionale o alle acque territoriali della Romania».