In manovra un passo avanti verso l’obiettivo di legislatura delle minime a mille euro
di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

In base ai dati Inps, i pensionati con un reddito fino al trattamento minimo, che ammonta a poco più di 570 euro, sono circa 2 milioni, quelli che invece hanno una pensione fino a due volte il minimo, cioè tra i 570 e i circa mille euro sono quasi quattro milioni. Una considerevole fascia della nostra popolazione, un italiano su dieci, più o meno, che ha un reddito basso, specie di fronte agli ultimi rincari, dalla crisi energetica in poi. Tanti dei nostri pensionati, che spesso, come abbiamo ricordato anche sulle pagine di questo giornale, con il loro assegno mensile cercano anche di aiutare i loro figli e nipoti quando necessario, si occupano di cura e assistenza se ne hanno la possibilità, in ogni caso hanno contribuito alla crescita economica e sociale del nostro Paese. Ripagati, quindi, ancora con troppo poco, pur considerando i recenti aumenti ed anche comprendendo, naturalmente, le esigenze di bilancio dello Stato. Ora sembrerebbe esserci un accordo in vista della prossima Manovra economica per un aumento ulteriore delle pensioni minime, con un “ritocco” a 670 euro per gli over75 e fino a 600 per gli altri. Un miglioramento certamente parziale, ma fondamentale e nella giusta direzione: difficile poter fare di più con le risorse a disposizione. Già nell’ultima legge di bilancio era stato previsto, infatti, un incremento temporaneo degli assegni pari o inferiori al minimo, che nel 2022 erano fissati a 525 euro circa, e per gli ultra 75enni, oltre alla rivalutazione generale. Con il disegno, quindi, orientato da un lato verso la platea dei percettori dell’assegno minimo, dall’altro in base a soglie di età. Si procederà di nuovo in questa direzione, mantenendo comunque, questa la promessa del governo, l’obiettivo di legislatura di mille euro al mese e considerando quello attuale, quindi, come un primo passo, L’obiettivo, indicato da parti della maggioranza, sarebbe poi quello di raggiungere i 700 euro, almeno per i pensionati più anziani, un incremento che costerebbe allo Stato circa 400 milioni di euro nel 2024. Una cifra accessibile, comunque neanche così semplice da raggiungere dato l’attuale contesto economico, che richiede una particolare prudenza, nel difficile equilibrio fra la necessità di una maggiore giustizia sociale e quella di mantenere la barra dritta nella gestione dei fondi pubblici. Uno sforzo che va in ogni caso portato avanti per consentire ai nostri anziani un tenore di vita più equo e dignitoso.

Altri temi

Sull’argomento complesso delle pensioni ci sono anche altri temi da considerare, come l’esigenza di una maggiore flessibilità in uscita, tra Quota 103 e Quota 41. Sarebbe poi importante ripristinare in modo più ampio Opzione Donna, per consentire alle lavoratrici di un’uscita anticipata, ad esempio anche come riconoscimento, importante nell’ambito di politiche orientate alla tutela della famiglia e della genitorialità, del ruolo sociale della maternità, con iniziative concrete e tangibili per le donne.