Secondo il capo dello Stato, «soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare traffico di esseri umani»

La Costituzione, la guerra in Ucraina, l’immigrazione, la ricostruzione dell’Emilia-Romagna. Tanti sono stati i temi affrontati dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del suo intervento alla chiusura del Meeting di Rimini. Con il suo discorso, apprezzato dai presenti in più punti, il capo dello Stato ha lanciato un appello a Bruxelles, che proprio ieri aveva espresso un po’ di «preoccupazione» per la situazione dell’Italia, chiedendo una maggiore solidarietà ai partner europei nella gestione dei flussi migratori: «Occorre un impegno, finalmente concreto e costante, dell’Unione europea» e «sostegno ai Paesi di origine dei flussi migratori». Secondo Mattarella, «è necessario rendersi conto che soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il crudele traffico di esseri umani: la prospettiva, e la speranza di venire, senza costi e sofferenze disumane, indurrebbe ad attendere turni di autorizzazione legale». Ai presenti, il capo dello Stato ha ricordato che la Costituzione italiana nasce «per superare, per espellere, l’odio, come misura dei rapporti umani. Quell’odio che, la civiltà umana, ci chiede di sconfiggere nelle relazioni tra le persone; sanzionandone, severamente, i comportamenti, creando, così, le basi delle regole della nostra convivenza». Purtroppo, ha osservato Mattarella, «non mancano, mai, i pretesti, per alimentare i contrasti. Siano la invocazione di contrapposizioni ideologiche; di caratteri etnici; di ingannevoli, lotte di classe; o la pretesa di resuscitare anacronistici nazionalismi. Quanto avviene ai confini della, nostra, Europa, dopo l’invasione dell’Ucraina, da parte della Federazione Russa, ne dà, drammatica, testimonianza». Importanti anche le parole sul conflitto tra Kiev e Mosca, che deve concludersi necessariamente con una «pace giusta»: «Non vogliamo rinunciare, oggi, alla speranza della pace in Europa», ha ribadito il capo dello Stato, aggiungendo che «l’Europa, che conosciamo, è nata da un reciproco impegno di pace che, i popoli e gli Stati, si sono scambiati, dopo l’abisso della seconda guerra mondiale. Su quella pace, sono stati edificati i nostri ordinamenti di libertà e democrazia. Su quella pace, è cresciuta la civiltà degli europei. Non ci stancheremo di lavorare per fermare la guerra. È contro lo strumento della guerra, che siamo impegnati nell’impedire una deriva di aggressioni del più forte contro il più debole. Per costruire, una pace giusta». Un pensiero, poi, per la Romagna, particolarmente apprezzato dal pubblico presente, come dimostrato dagli applausi che hanno costretto Mattarella a fermarsi per qualche secondo: «I cittadini della Romagna e i loro sindaci non vanno lasciati soli. La ripartenza delle comunità; e, con esse, di ogni loro attività, è una priorità, non soltanto per chi vive qui, ma per l’intera Italia».