Pari opportunità, una nuova direttiva europea permette di conoscere lo stipendio dei colleghi

di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Difficile dire se questa decisione otterrà l’effetto sperato, resta comunque un’operazione di trasparenza: in base alla nuova direttiva europea 970 del 2023, che sancisce il divieto al segreto salariale, i datori di lavoro, sia pubblici che privati, dovranno garantire il diritto all’informazione in merito agli stipendi dei propri dipendenti allo scopo di evitare discriminazioni retributive basate sul genere. Gli Stati dell’Unione avranno tre anni di tempo per recepire la norma nei propri ordinamenti nazionali, con la data limite del 7 giugno 2026, in un’Europa dove ancora esiste in media una differenza retributiva del 13% tra uomini e donne a parità di mansione. In concreto, i lavoratori e le lavoratrici potranno richiedere, anche attraverso i propri rappresentanti legali o sindacali, informazioni per iscritto sui livelli retributivi dei colleghi che svolgono mansioni uguali o di pari valore all’interno della propria azienda ed ottenere, nel caso si riscontri una discriminazione retributiva basata sul genere, sia un rimborso delle retribuzioni perse che anche un risarcimento per i danni immateriali subiti. Certamente un segnale di giustizia, ma gli effetti nel concreto si presumono meno incisivi del previsto, dato che la questione di fondo alla base del gender pay gap, ovvero della differenza di retribuzione fra uomini e donne a parità di mansioni, non risiede in differenze contrattuali, ma nel fatto che mediamente gli uomini possono garantire una maggiore disponibilità di tempo da dedicare al lavoro, con conseguenze sulla busta paga, grazie alle ore di straordinario, sulla progressione di carriera, su bonus e gratifiche conseguenti. Le lavoratrici, invece, maggiormente coinvolte nei compiti di cura dei propri familiari, dedicano minore tempo al lavoro, anche se magari di qualità, sono meno disponibili a straordinari e trasferte, con conseguenze negative sullo stipendio e sulla progressione di carriera. A conti fatti, quindi, ben venga la direttiva europea, sarebbero però da affrontare meglio le reali cause del gender pay gap. Quindi una valutazione dei risultati basata sulla concreta produttività e non sulle ore di lavoro, strumenti di conciliazione e servizi per le famiglie più efficaci e capaci di aumentare il tempo a disposizione delle donne da dedicare anche al lavoro, un cambiamento di prospettiva culturale che impegni tutti i membri delle famiglie, in modo più equilibrato, negli oneri di cura di minori e non autosufficienti.

Offerte in chiaro

La nuova direttiva Ue 970 del 2023 impone anche alle aziende di esplicitare in modo chiaro l’ammontare dello stipendio o la fascia di retribuzione negli annunci e nei colloqui di lavoro, evitando così al candidato l’onere di doverlo chiedere. Una prassi, quella dei colloqui “al buio”, senza informazioni sulla retribuzione e nella quale chiedere chiarimenti in merito al proprio compenso da parte dell’aspirante lavoratore era percepita come “inopportuna”, che finalmente dovrebbe scomparire.